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Italiano medio

Regia di Maccio Capatonda vedi scheda film

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La recensione su Italiano medio

di mm40
4 stelle

Giulio è un italiano atipico: vegano, ecologista, educato, riflessivo, apparentemente privo di vizi. In crisi quando la fidanzata lo abbandona, si lascia convincere da un amico ad assumere una pasticca che cambia le percezioni della mente. Giulio però ignora che la droga assunta non espande l'utilizzo del cervello, bensì lo rattrappisce: eccolo trasformato in un italiano medio.

 

La via del demenziale è tutta in salita, piena di pericoli e di insidie, in primis quella del già visto: far ridere è una cosa seria, molto più complicata che commuovere. Maccio Capatonda è uno dei comici emersi negli ultimi anni - le sue prime apparizioni televisive, nei programmi della Gialappa's band, risalgono al 2004/2005 - dal maggior talento, capace di inventare maschere e situazioni dotate del giusto spessore per sopravvivere al di fuori dell'estemporaneo contesto, non fini a sè stesse e già in ciò distanziandosi dalla comicità italiana made in Zelig di questo stesso periodo. Approdare al lungometraggio cinematografico ha sicuramente significato un ulteriore salto di livello per Capatonda (al secolo Marcello Macchia) e il suo team di scrittura e di recitazione, ma la sfida ha soltanto stimolato autori e attori del gruppo. Italiano medio è infatti un film vero e proprio, non il solito prevedibile guazzabuglio di sketch e di personaggi infilati a forza; certo, qualche piccolo strappo qua e là c'è: lo si doveva anche al pubblico, era necessario inserire tormentoni e volti già noti, ma la storia vive una sua consequenzialità logica (per quanto possibile) e per la maggior parte i protagonisti sono dotati di un ruolo sia pur minimamente utile, inquadrabile nell'economia della narrazione. Soprattutto Italiano medio ha il pregio di voler fare ridere su qualcosa di strabanale - la mediocrità del Belpaese - senza però calcare la mano sulla morale e senza intervenire a piedi pari su argomenti concreti, scelta fors'anche un po' pavida, ma che perlomeno aiuta il film a non deragliare sul terreno della polemica o della satira. Capatonda è invece l'erede della tradizione demenziale nostrana, proviene dalla stessa matrice che ha generato gli Squallor, gli Skiantos, Elio e le storie tese (ai videoclip dei quali ha infatti preso parte), forse non è esagerato accostarlo anche alla vena più goliardica dei Boncompagni/Arbore che furono. Con parecchia volgarità in più, si dirà: i tempi sono questi, ma al netto di qualche parolaccia Italiano medio rimane lo stesso un prodottino intelligente, dalla scrittura comica quadrata (sebbene dal punto di vista cinematografico le pecche di scrittura non siano poche, certo), con una vena surreale tutt'altro che scontata, insomma: divertente, qualsiasi cosa questa parola significhi. Perplessità su certi interpreti non all'altezza (anche lo stesso Luigi Luciano, sodale di Macchia/Capatonda, è un attore piuttosto claudicante: ed è il secondo più presente nel film) e su qualche scelta di regia non proprio felice. Ospiti speciali, tutti in comparsate di qualche fotogramma: Nino Frassica (a cui il lessico capatondiano deve molto), Raul Cremona, Andrea Scanzi e Pierluigi Pardo. Avanti così, il secondo film sarà anche meglio. 4/10.

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