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Italiano medio

Regia di Maccio Capatonda vedi scheda film

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La recensione su Italiano medio

di EightAndHalf
7 stelle

Maccio Capatonda

Italiano medio (2015): Maccio Capatonda

 

Per fortuna che c'è Maccio, che stavolta sbarca al cinema senza fare Cinema, o almeno senza farne di più di quanto ne abbia già fatto, o, meglio, preso in giro, negli ultimi dieci anni (almeno) di televisione, con quei trailer ammazzacervelli che strappano tutt'ora al semplice rivederli le grassissime risate che la sua comicità si merita; e i dubbi effettivamente c'erano, a monte di questo suo nuovo progetto per il grande schermo, perché la piega anomala e modaiola dei comici italiani, per lo più provenienti dal marchio Mediaset, quella di gironzolare davanti a sprecatissime macchine da presa, si è diffusa inesorabilmente a macchia d'olio tanto da annoverare tra i suoi prodotti più celebrati quelle totali scempiaggini che da Fabio De Luigi scendono giù giù fino all'accozzaglia di idiozie dei Soliti, manco a dirlo, Idioti, i soliti ovvero sempre gli stessi; e questo fatto lasciava mal sperare riguardo questa nuova impresa del nostro. E invece, in Italiano medio, sembra - giustamente e coerentemente - di assistere ad uno dei suoi lunghissimi trailer, l'ultima frontiera dell'autoironia che parte già dal suo stesso nome d'arte, che non fa altro che alludere alla calvizie che lo caratterizza, e arriva fino a tutti i comprimari, geni ai più già noti come Rupert Sciamenna, Herbert (Bip Bip) Ballerina, Ivo Avido e Anna Pannocchia (manca, ahinoi, Catherine J. Junior), tutti a rivomitare ancora una volta le demenze più assortite possibile sugli stereotipi e i luoghi comuni del moderno modo di fare (non solo, e non per forza) italiano.

 

Maccio Capatonda

Italiano medio (2015): Maccio Capatonda

 

Rispolverando parodie ormai poco utilizzate (si riconoscono Arancia meccanica e Shining di Kubrick), e rinfarcendo e riaggiornando il proprio personale repertorio, Maccio Capatonda costruisce (o ammucchia un po' a caso) la storia di Giulio Verme, ambientalista sfegatato/sfigato che aspira a rendere il mondo un posto migliore ma che si limita a raccogliere la spazzatura in maniera eccessivamente differenziata e a allevare ratti da appartamento. Mentre la fidanzata (per chi si ricorda, la Bamma del Divano Scomodo, ma anche protagonista della serie Mario in onda sugli schermi di Mtv) parte due settimane per costruire un ospedale in Africa, Giulio riceve la visita di un suo veccio compagno di scuola che gli offre una pillola per utilizzare il 2% delle sue capacità mentali (il riferimento, più che a Lucy, è a Limitless), con la conseguenza che Giulio comincia a comportarsi in maniera opposta al suo standard (il suo Scopare! entra a buon diritto fra le sue trovate migliori), inquinando e distruggendo mezza città. Con l'effetto, finale e insperato, di dare una speranza proprio a quegli ambientalisti che aveva conosciuto e con cui desiderava tanto collaborare. Comprendendo, in somma, la perfetta soluzione (apparentemente), distruggere per poter ricreare.

 

Rupert Sciamenna

Italiano medio (2015): Rupert Sciamenna

 

Italiano medio è la fiera del cattivo gusto che ha il buon gusto di non prendersi mai sul serio, di non sviolinare morali (benché l'intento sia chiaro, non è certo limitato, ma si "limita" alla messa alla berlina di...tutto), e di non degenerare nella lucida satira di costume: è tutto straordinariamente caotico, demente, insulso, un piattume dell'encefalogramma che desideravamo da tempo e che pochi film riuscivano a procurarci (forse l'ultimo esemplare, più unico che raro, era stato il Machete Kills di Rodriguez). In sintesi il film fa ridere, seppur con l'inconstanza di qualcuno che, sbrodolando un po' con i tempi, riesce comunque a sfornare sequenze d'antologia (il ballo di Anna Pannocchia, la guerra mentale di Maccio, la rivelazione finale, i terroristi della porta accanto, la via Del Tutto Eccezionale). E, anche se ci abbiamo fatto l'abitudine, ci si chiede com'è che un vegliardo come Rupert Sciamenna si presti ancora a questo autoinfliggersi idiozie e soverchie, con quella smorfia da mentecatto che sul trono di MasterVip parla da sola sull'effettivo stato della cultura e della televisione italiana (e i riferiementi ai veri programmi televisivi sono tutt'altro che casuali).

 

Maccio Capatonda, Lavinia Longhi

Italiano medio (2015): Maccio Capatonda, Lavinia Longhi

 

Con la demenziale partecipazione di Silvano il mago di Milano Raul Cremona e di Nino Frassica fra gli altri, con la finta risoluzione finale del Compromesso, possibile finché si è in Italia, Maccio si ricongiunge ai suoi effettivi antenati, da Cinico TV al Trio Marchesini-Solenghi-Lopez, per dire invece addio alla "commedia all'italiana" così come la conosciamo, quella inseguita e riverita (e, a dirla tutta, fuori tempo massimo), per farsi degno discendente di un tipo di ironia tutta da gustare e da godere, fintantoché Herbert Ballerina non ci inviti ad "uscire" dal cinema.

 

Luigi Luciano

Italiano medio (2015): Luigi Luciano

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