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Italiano medio

Regia di Maccio Capatonda vedi scheda film

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GIMON 82

GIMON 82

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La recensione su Italiano medio

di GIMON 82
4 stelle

E' l'Italia becera,volgare e irriflessiva quella di questo film,ma anche quella risibile tutta "bio" e "new age",elementi qui trasfigurati e scimmiottati dal comico televisivo Maccio Capatonda.

Dopo gli Zalone e i vari "......Idioti" tocca ad un altra "costola" paratelevisiva scendere in campo,dire la sua,estremizzando usi e costumi italioti di cui oramai siamo vittime conclamate.

Il personaggio è quello di Giulio Verme,integralista ambientale e alimentare,cresciuto con dei genitori fan del "tubo catodico" da cui è stato traumatizzato.La prima parte si concentra sul presentare un personaggio ossessivo,supportato da un taglio registico che sopratutto nell'infanzia ricorda lo stile delicato del film di Pif "La mafia uccide solo d'estate....".

Ma se il film di Diliberto si poneva come un manifesto impegnato contro la mafia,il film di Capatonda ribalta le sorti desumendo una tesi "socioantropologica" che vira sul grottesco.

Quella di Verme è una tesi sull'italiano (e l'Italia) attuale,uno spaccato volgare e presentato su toni bipolari,quando Verme ingerisce una  una strana "pillola" diviene l'opposto del "biosfigato",assumendo le sembianze del discotecaro trombatore e menefreghista.

 

Una "scissione" molto reale come specchio di un paese in crisi, che non gode di una coscienza "individuale", appannata da proclami "positivi" (ambiente,cucina vegana) come valvola di sfogo al vuoto umano.

Capatonda si circonda cosi' di un corollario di macchiette,stereotipi da tubo catodico come calciatori e ricconi che sembrano la versione postmoderna di Gianni Agnelli,oltre alla vicina di casa versione "bambolona" da reality  tutta culo,tette e 2 per cento di materia grigia.La "casalingua" sicula diviene l'amante/sposa di Verme che lascia cosi' la storica fidanzata dall'animo candido,impegnata in Africa con le popolazioni povere.Situazioni che qui vengono enfatizzate da dialoghi e strafalcioni a "doppio senso" tipiche del repertorio di Capatonda, allineate ad un invettiva ironica e sarcastica che cerca di coinvolgere lo spettatore.

 

Capatonda col suo "Italiano medio" si prende il lusso di "sfottere" e gigioneggiare film come il recente "Lucy" di Besson e "Limitless" di Burger,coinvolgere titoli cosi' "altisonanti" è solo il pretesto per scindere in due il suo personaggio,inscenando una vera e propria "rèclame" delle contraddizioni italiche,vizi e vezzi  purtroppo infranti sul  taglio molto televisivo del film.

Il risultato è uno sfilacciamento che sottrae interesse allo spettatore,una serie di gag e parodie al servizio di una risata "facile" eppur scontata,un umorismo che seppur sagace cade molte volte nella prevedibilita' di una storia un pochino debole,confezionata "ad hoc" per i fan televisivi del comico.

Pur rivelandosi interessante nelle intenzioni, tutto risulta poco incisivo nella costruzione, "carburando" ottimamente nelle fasi iniziali e bruciandosi nelle banalita' dei personaggi con l'avanzare dei minuti.

 

Un vero peccato,anche perchè le mie aspettative erano maggiori dinanzi ad una tematica (vizi e difetti dell'italiano) che ha fatto scuola nel cinema italiano,mi vengono in mente "i mostri" di Risi o i "Brutti,sporchi e cattivi" di Scola.Altri tempi e altro cinema,oggi dobbiamo fare i conti con un gigantesco "set televisivo" prende il posto del vero cinema,quello antico delle storie popolari e sardoniche,oggi trasmutate  nelle azioni di figurine monoespressive come desolante specchio di un cinema (e un paese) in piena crisi di valori......meditate gente,meditate......

 

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