Regia di Maccio Capatonda vedi scheda film
Una satira al veleno, esilarante ma devastante, con qualche minuscolo sbandamento ma con molti padri nobili e capace di scoperchiare l'oscenità del sociale secondo spunti e cadenze uniche.
Mentre il cinema italiano nel suo complesso si gira dall'altra parte, lo sguardo di Maccio Capatonda – al secolo Marcello Macchia – non teme il confronto con la schifezza (scientemente ricercata). Nell'esordio del comico al lungometraggio, ampliamento dell'omonimo fake trailer dello stesso Macchia (a sua volta un'aguzza parodia di Limitless), la messa in scena del marciume italico coincide infatti con quella delle sue immagini (perché l'ideologia si diffonde in termini audiovisivi, come insegna Slavoj Žižek), pervase da un bifrontismo che contrappone la caciara tossica, maschilista e menefreghista della destra (il trash televisivo berlusconiano) all'impegno sterile, idealista e perbenista della sinistra (l'essai intellettualoide), due sponde apparentemente inconciliabili ma in realtà germinate da uno stesso humus, tant'è che l'italiano medio non è né l'una né l'altra faccia, ma la loro compresenza normalizzata (esiste una sintesi fra ambientalismo e capitalismo? Sì, ma è mostruosa: un reality show di giardinaggio...). Una satira al veleno, esilarante ma devastante, con qualche minuscolo sbandamento ma con molti padri nobili (dalla carica eversiva del Paolo Villaggio degli anni Settanta al gusto per lo smontaggio "meta" operato dai fratelli Zucker di Una pallottola spuntata, fino al kitsch consapevole di Zoolander) e capace di scoperchiare l'oscenità del sociale secondo cadenze uniche. Strepitoso il Maccio attore (qui affiancato da sodali storici come Herbert Ballerina, Ivo Avido e Rupert Sciamenna, quest'ultimo davvero memorabile), fenomenale il Maccio autore (l'amore per Fight Club e Black Mirror, il gusto per la gag imprevedibile e nonsense, i nomi pseudo-storpiati dei personaggi come grimaldello per lo svelamento del malcostume). Copione a firma di Capatonda, Ballerina, Marco Alessi, Danilo Carlani, Daniele Grigolo e Sergio Spaccavento.
Colonna sonora di Chris Costa e Fabio Gargiulo, che include una canzone falsamente malinconica alla Sanremo (Vita da Verme) intonata da Mariottide, storico alter ego di Maccio.
Voto: 8 — Film OTTIMO
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