Regia di Francesco Fogliotti vedi scheda film
Otto minuti e venti secondi, tanti bastano a Francesco Fogliotti per raccontare uno spaccato di quotidianità dell'adolescenza odierna; certo, senza alcuna pretesa nè di sondare il terreno della assoluta Verità, nè tantomeno di raggiungere alcuna esaustività. Il perno su cui ruota questo cortometraggio è infatti l'idea di cinema di Godard, che infatti il regista (anche sceneggiatore e montatore, nonchè voce narrante) con la massima onestà cita apertamente durante il suo lavoro. Di fronte alla macchina da presa si può solo essere cancellati, oppure cancellarla: partendo da questo assunto godardiano, Fogliotti mette alla prova alcuni studenti delle superiori, nell'ipotesi di girare un corto sul disagio della loro età. La collaborazione è, come prevedibile, scarsa e ben presto l'autore decide di virare sui territori del metacinema, narrando la narrazione cinematografica, inquadrando l'inquadratura predisposta, andando a cogliere quanto di vero c'è nel falso-recitativo. Il progetto di partenza (Percorsi di vita, con il sostegno del Ministero del lavoro e delle politiche sociali) poteva essere interpretato in maniera decisamente più noiosa o quantomeno più aderente ai canoni di questo tipo di lavoro; Fogliotti lo trasforma invece in una sfida, contro sè stesso, contro il cinema e contro l'imperscrutabile adolescenza, questo territorio inesplorabile - persino mentre lo si attraversa - che dall'infanzia ci trasporta all'età adulta. 6/10.
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