Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film
Fino a oltre metà il film ricalca senza fantasia l’intreccio di Catene: il solito bellimbusto impomatato (a Franco Fabrizi, poveraccio, toccavano sempre questi ruoli) ricatta la sua ex che ha sposato un brav’uomo e gli ha tenuto nascosto il proprio passato (e che sarà mai questo passato, giusto qualche bacio e qualche lettera compromettente). Poi perde ogni senso della misura, inanella in serie situazioni caricate all’eccesso e, fra credulità bambinesca dei personaggi e coincidenze assurde, sprofonda nel ridicolo involontario. E consente di misurare l’abisso che ci separa da quella Italia: oggi, se un uomo sottrae un bambino alla moglie e glie lo nasconde, commette un sequestro di persona.
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