Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film
Un semplice ma diabolico intreccio di gelosia e rivalità si stringe come un nodo intorno ai due protagonisti, stritolandone la felicità. L'impianto è quello classico, costruito intorno al terzo incomodo che porta lo scompiglio, ma che qui non volge in commedia, bensì dà luogo ad una storia dolorosa, dai risvolti pesanti e meschini. L'equivoco, creato ad arte o voluto dal destino, è il vero motore del racconto: è l'elemento che scatena la tragedia, mettendo in crisi i rapporti affettivi fino a lacerarli. Però il danno non è definitivo, perché nei film di Matarazzo l'inganno è sempre labile, e svanisce, immancabilmente, giusto un istante prima che, per la verità e la salvezza, si chiuda anche l'ultimo spiraglio. Di fatto il suo cinema è apprezzabile soltanto fino a che questa rimane l'unica concessione all'esigenza commerciale di rassicurare il pubblico: entro questi limiti, il suo omaggio, un po' adulatorio, ai sogni della gente, può infatti valere come un tributo alla filosofia della positività e alla morale della perseveranza.
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