Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film
Una ragazza se ne va di casa col fidanzato, non sopportando più le angherie della matrigna (cattiva come nelle fiabe). Poi il fidanzato viene condannato a vent’anni per un omicidio che non ha commesso, lei si ritrova a badare da sola alla bambina che è nata e alla fine scende a patti con la matrigna, che si occuperà della bambina purché lei si chiuda in un riformatorio femminile (roba da Magdalene). La vicenda, un po’ sbilanciata dalla parte della Sanson (Nazzari, in prigione per quasi tutto il tempo, si vede meno), procede con la consueta successione di scene madri fino all’inesorabile lieto fine. La figura femminile, come sempre in Matarazzo, svolge il ruolo di vittima sacrificale. C’è anche il solito bellimbusto che attenta inutilmente all’inossidabile virtù della Sanson, e Roberto Murolo (già in Catene) fornisce il pretesto per ascoltare qualche canzone. Insomma, spettacolone popolare per un pubblico di bocca buona, che non fa caso alle voragini di sceneggiatura (come viene scoperto il vero colpevole, cinque anni dopo il delitto? vediamo soltanto la notizia del suo arresto su un giornale).
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