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Tormento

Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film

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La recensione su Tormento

di barabbovich
7 stelle

Più inverosimile di un film di David Cronenberg e più intricato di uno di Lelouch, la seconda delle sette pellicole (le altre sono Catene, I figli di nessuno, Chi è senza peccato..., L'angelo bianco, Torna! e Malinconico autunno) che Matarazzo girò con la coppia Amedeo Nazzari - Yvonne Sanson inanella impavida l'intera gamma di accadimenti infausti che potrebbero ben figurare nella panoplia di un aspirante pellegrino per Lourdes. Stavolta il soggetto di Libero Bovio e Gaspare Di Majo (curato nella sceneggiatura e nei dialoghi da un futuro sodale di Matarazzo come Aldo De Benedetti) vuole che il dramma si consumi tra la recinzione di un penitenziario e quella medievale delle "pentite". I due che vi finiscono sono Carlo (Nazzari) e Anna (Sanson), presi di mira dalla cattiva sorte e costretti ad un'esistenza non degna della loro tempra morale. Invisa alla crudele matrigna (Tina Lattanzi), Anna è in procinto di sposarsi con Carlo quando quest'ultimo, per un errore investigativo, viene arrestato per un delitto non commesso. Fedele al proprio uomo - che riuscirà a sposare ugualmente dietro le sbarre - Anna cerca invano un contatto con il proprio padre, dal quale si è allontanata a seguito dell'incompatibilità con la vecchia megera. Ma quest'ultima, che intercetta le sue lettere, impedisce il contatto tra i congiunti e rende indirettamente ancora più precaria l'esistenza della giovane donna. Il dramma tocca l'apice quando la figlia di Anna e Carlo si ammala, costringendo la donna a cedere al ricatto della matrigna ritirandosi - pur di offrire le dovute cure alla bambina - presso il convento delle pentite. Ma quando Carlo, finalmente, verrà riconosciuto innocente, l'happy end non tarderà a manifestarsi. Il cinema popolare, in questo melodramma ossequioso al diktat del neorealismo popolare, c'è tutto: i simulacri della cultura religiosa "sostegno di un'ideologia familista e cattolica" (Fofi, Morandini e Volpi), la distinzione, insieme didascalica e manichea, tra buonissimi e cattivissimi, la vittoria di un'istituzione come la famiglia contro dogmi e pregiudizi e la lotta di classe. Tutti elementi che, nonostante lo schematismo a cui inevitabilmente fanno ricorso, contribuiscono a ritagliare una trama strappalacrime di sicura, avvolgente efficacia.

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