Regia di John Lasseter vedi scheda film
Un sunto perfetto e mirabile dell'estetica e della poetica dello studio, fondate su un animismo "oggettuale" che in chiaro contrasto con lo spirito disneyano esclude qualunque tentazione "antropomorfica".
Il secondo film di fiction della storia realizzato al computer (dopo il pionieristico Le avventure di André & Wally B.) è anche la prima opera della Pixar, la cui rilevanza storica va ben oltre la precisione incredibile della digital animation (ai tempi a dir poco straordinaria): infatti la stessa Pixar, a distanza di qualche anno dalla sua realizzazione, ne scelse la singolare e indimenticabile protagonista – una piccola lampada da tavolo il cui design è ispirato ai modelli dell'omonima ditta norvegese – come simbolo dell'azienda, tant'è che ancora oggi è possibile osservarla nell'intro di tutte le pellicole da lei prodotte. Un sunto perfetto e mirabile dell'estetica e della poetica dello studio, fondate su un animismo "oggettuale" che in chiaro contrasto con lo spirito disneyano (e questo la dice lunga...) esclude qualunque tentazione "antropomorfica" e umanizzante, per concentrare l'impatto emotivo direttamente sui gesti e sui movimenti (animati) degli oggetti-personaggi. Infatti, senza che sia chiarito in maniera esplicita, lo spettatore intuisce immediatamente di non avere davanti a sé una lampada più grande e un'altra più piccola, bensì una mamma amorevole che guarda suo figlio mentre gioca con una palla: pura magia del cinema, che già fa scorgere la sconfinata immaginazione della casa fondata da Steve Jobs, Ed Catmull e John Lasseter (totale ideatore del progetto).
Il tema musicale è un breve mix di tre melodie composte da Brian Bennett.
CAVOLAVORO — Voto: 10
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