Regia di Paul Schrader vedi scheda film
Premessa doverosa: questo non è un film di Paul Schrader, ma un film diretto da Paul Schrader e ribaltato nelle fondamenta linguistiche da una produzione intenta a privare il suo prodotto dello sperimentalismo formale tipico dell’autore (nel montaggio e nell’espressionismo visivo), a beneficio di appiattimenti su base blockbuster. Il thriller psicologico diventa action movie senza possederne il carisma, i personaggi - un ex agente CIA sulle tracce di un terrorista musulmano che 22 anni prima lo aveva torturato - si allontanano dalla complessità schraderiana per approdare ai lidi sicuri della limpidezza emotiva: ad azione corrisponde reazione, quando il copione di Il nemico invisibile (inizialmente affidato a Nicolas Winding Refn) avrebbe previsto l’incertezza e l’indeterminatezza come cifre connotative. Dunque il copione, ovvero: l’unico elemento del film rinnegato a essere dotato di chiara matrice autoriale. L’impianto teorico convocato da Schrader sviscera le aporie degenerative della CIA?e del terrorismo islamico, tratteggiando due protagonisti di scenari passati preda di patologie che li elevano a paradigmi di contesti più ampi. «Tu hai una malattia del cervello, io ho una malattia del cuore»: la demenza frontotemporale di Lake è quella dei servizi segreti odierni e la talassemia di Banir riflette un’ideologia ormai ridotta a mera macelleria. Poteva essere un trattato sulla degenerazione dell’ideologia. È stato ridotto a mero intrattenimento.
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