Regia di M. Manikandan vedi scheda film
Si fanno chiamare Grande uovo di corvo e Piccolo uovo di corvo, perché?hanno imparato che un uomo è quel che mangia; loro, fratelli nelle baraccopoli di Chennai, in India, sono golosi di quegli ovetti rubati dal nido dei volatili. La fotografia dell’esordiente Manikandan dipinge la miseria delle bidonville con toni vivaci, così come i piccoli protagonisti (scovati proprio in quelle periferie) vedono la propria vita, con un’ingenuità che trasforma in gioco ogni tragedia, trascolora il dramma in avventura. Ritirati dalla scuola perché?i soldi vanno risparmiati per tirar fuori il padre di prigione, i bimbi lavorano raccogliendo carbone, finché la vita del quartiere è sconvolta dall’inaugurazione in pompa magna (con tanto di guest star bollywoodiana) di una pizzeria all’occidentale. Gli spot della pizza filante invadono i sogni dei ragazzini, che si impegnano solennemente a racimolare il denaro per comprarsene una. Una fiaba contemporanea nella megalopoli, con piccoli eroi in missione per una quattro stagioni;?ma c’è una spontaneità di fondo, nel pedinamento dei due fratellini a spasso per la baraccopoli (molte scene sono girate a mo’ di candid camera), che salva l’operazione dal rischio dell’effetto ricattatorio sempre in agguato quando si utilizzano i bimbi per raccontare di macroscopiche ingiustizie sociali. A essere stucchevole è la regia acerba di Manikandan, ingolfata da ralenti spesso incongrui e da uno sguardo assai meno genuino dei suoi protagonisti.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta