Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
L'adattamento dell'omonimo romanzo di Leon Uris viene purtroppo ricordato spesso come una triste pecora nera nella lunga e rinomata carriera di Alfred Hitchcock. Le critiche, fin troppo aspre e severe per quanto mi riguarda, non gli perdonarono mai questo presunto "errore", un'onta di cui lo stesso autore non celò l'imbarazzo e il rammarico. Se è vero che i suoi autentici capolavori restano alquanto distanti, è però ugualmente vero che a mio opinabile giudizio una bocciatura senza appello sarebbe iniqua ed eccessiva per un esito che definirei tutto sommato dignitoso.
Eviterò d'immischiarmi in sterili schermaglie a sfondo politico (una delle accuse principali è proprio l'ingresso a gamba tesa della trama di queste focose questioni, schierandosi apertamente), dato che lo considero un film comunque privo di mire storico/documentali. Di mio interesse è piuttosto lo svolgimento in sé, il coinvolgimento e la resa generale del racconto (che resta di fantasia). Da questi punti di vista, a dispetto degli evidenti difetti di un ritmo compassato, flemmatico, e di una tensione altalenante, mi sono scoperto sufficientemente appassionato. Si riscontrano inoltre diverse sequenze da antologia, per il senso dell'inquietudine che sono in grado di trasmettere, a riprova dell'immutato genio che contraddistingue sia la mano sia la mente in direzione.
La modestia di questa pellicola, appartenente più al genere spionaggio che al thriller classico, si può evincere in parte anche dall'assenza di divi. Questo aspetto non sarebbe affatto un male in sé, se soltanto si fosse però colta l'occasione per scegliere dei volti meno statici e dotati invece di una migliore comunicatività. Una debolezza per fortuna non tanto grave, quanto malauguratamente è viceversa il finale raffazzonato. In realtà gli epiloghi sono ben tre, alternativi fra loro e fruibili nelle edizioni home video in Blu-Ray, ma nessuno si dimostra particolarmente convincente.
Complessivamente siamo dunque in presenza di un titolo cui accostarsi spogliandosi di ogni acida prevenzione e/o effimera aspettativa. Secondo uno sguardo il più possibile oggettivo, infatti, non dovrebbe rischiare di apparire troppo deludente, di certo non nella misura in cui molti detrattori lo dipingono, e venire quindi restituito alla sua dimensione effettiva.
Un alto funzionario del servizio segreto sovietico, consegnatosi agli americani, rivela loro che i russi stanno fornendo missili a Cuba: alcuni documenti, sottratti alla delegazione castrista all'ONU, confermano la notizia. La CIA affida il compito di andare sul posto all'agente francese André Devereaux, ufficialmente consigliere d'ambasciata, che ha una preziosa informatrice, Juanita de Cordoba, vedova di un eroe della Rivoluzione ma avversaria dell'illiberale regime che è subentrato.
Pur nell'approssimazione del risultato, vanta una maestria che non perde occasione di restituirci alcune perle persino in un un'opera solo discreta come questa. Ce ne fossero così!
Granitico e inflessibile nel ruolo di André Devereaux.
La bionda e infelice Nicole Devereaux.
Efficace come Rico Parra.
La bella e statuaria Juanita de Cordoba.
Un appropriato e distinto Jacques Granville.
Sebbene non sia il miglior lavoro di Maurice Jarre, le sue musiche sono uno degli aspetti positivi.
La conclusione, senza dubbio. Inoltre si è avvertita la mancanza della tensione e della suspense tipiche di altri film del regista. E l'avere qualche attore maggiormente espressivo avrebbe giovato.
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