Regia di Giorgio Ferroni vedi scheda film
La seconda guerra mondiale è appena terminata e un uomo ha per caso notizie della figlia, creduta nel frattempo morta. Quando riesce a ritrovarla, però, scopre che la ragazza è coinvolta in un giro di prostituzione nella zona della pineta di Tombolo, nel pisano. Il padre cerca di fare tutto il possibile per portarla via.
Tombolo, paradiso nero è un film amaro, spiazzante, un'opera di denuncia che nasce ispirata da un'inchiesta giornalistica di Indro Montanelli sulla disperata condizione della popolazione nell'entroterra toscano al termine della seconda guerra mondiale. I fatti di cronaca sono quelli di partenza della trama: loschi traffici, fra cui un giro di prostituzione, organizzati da locali malviventi nei pressi della pineta di Tombolo (Pisa); il resto della storia è ampiamente romanzato, eppure il film vive a sè come racconto di un'ordinaria decadenza che non ha a che fare solamente con Tombolo, nè con la ricostruzione postbellica. Molto buono quindi il lavoro di sceneggiatura, che ha visto impegnati sia il giornalista di Fucecchio che Rodolfo Sonego, Piero Tellini, Glauco Pellegrini e il regista Giorgio Ferroni. Anche le scelte di casting sono adeguate: Aldo Fabrizi, allora richiestissimo, è affiancato da Luigi Pavese, Adriana Benetti, Luigi Tosi (Nastro d'argento come miglior attore esordiente), Dante Maggio, Nadia Fiorelli e John Kitzmiller, il soldato afroamericano che rimase in Italia a conflitto mondiale concluso e qui trovò successo nel mondo del cinema. Certo, Ferroni è solamente un discreto mestierante e la strada principale del neorealismo non passa da queste parti; in certi momenti inoltre il tono patetico della storia si fa sentire in maniera eccessiva, ma Tombolo, paradiso nero risulta un lavoro confezionato senza gravi intoppi e con qualche contenuto di sicuro interesse. 5/10.
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