Regia di Breck Eisner vedi scheda film
Ogni volta che Vin Diesel si sveglia, il mondo dorme più tranquillo: parola di Diesel medesimo, che, per chi non lo sapesse, prima di sfrecciare nella vita adulta «un quarto di miglio alla volta», era un adolescente appassionato di Dungeons & Dragons. In The Last Witch Hunter sceglie di re-indossare i panni di uno dei suoi antichi alter ego: un cacciatore di streghe, appunto. Kaulder, nato oltre 800 anni fa in un Medioevo genericamente fantasy, ha ucciso la loro diabolica regina ed è stato da lei maledetto con l’immortalità. Oggi (dopo aver «conosciuto Napoleone, Stalin e Hitler»: figuratevi la scena) è un Dom Toretto newyorkese, guida un bolide di lusso, vive in un appartamento sfarzoso, consegna le fattucchiere cattive alla giustizia di un’organizzazione segreta guidata da preti cattolici e insegna a quelle buone come usare i superpoteri senza farsi male. La costruzione di un mondo alternativo e parallelo nei meandri della Manhattan moderna, governato da regole precise (come nei giochi di ruolo), è l’unico aspetto vagamente intrigante dell’operazione, ma resta uno spunto superficiale e viene sperperato in fretta: quel che preme a regista e sceneggiatori è che Vin Diesel salvi il mondo, con il ferro, il fuoco, effetti speciali confusi e la marmorea imperturbabilità di volto e muscoli. Un po’ Constantine, un po’ Batman, un po’ Nicolas Cage: ci permettiamo di consigliare, piuttosto, un bell’episodio di Supernatural.
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