Regia di Breck Eisner vedi scheda film
Inutile e insensato quanto Paint it black rifatta da Ciara (?!!) sui titoli di coda, The Last Witch Hunter è (l'ennesimo) action fantasy di cui non si sentiva il bisogno. Tedioso, slabbrato, puerile, s'apre pateticamente su un Vin Diesel acconciato in maniera ridicola (eh, si sa, nel Medioevo ancora non erano di moda parrucchieri e spa) e si chiude altrettanto pateticamente con un finale (aperto, ovviamente, a possibili sequel) che grida vendetta per quanto è scritto e fatto penosamente.
Il pretesto, questa volta, sono le streghe («sono tra noi», declama grave il prode protagonista) e la magia; l'armamentario visivo-narrativo-sonoro è il solito anonimo guazzabuglio visto ormai troppe volte da un po' di anni a questa parte nel genere.
Da un lato prevalgono le facili codifiche della computer graphics - i toni scuri, le creazioni mostruose digitali, i tronfi scenari virtuali, l'estetica kitsch -; dall'altro imperano - e non potrebbe essere altrimenti - le dinamiche dell'(anti)eroe tormentato: la sua storia, l'evento scatenante, il "dono" (l'immortalità), la missione (per conto di un imprecisato misterioso "ordine" religioso), la lotta quotidiana, la terribile minaccia (l'umanità destinata a scomparire ecc.), la vittoria non senza sacrifici. Sottofondo, manco a dirlo, di originalissime cavalcate musicali "epiche".
Di epico, in realtà, in questo pasticcio pesante dalla problematica, lunga digeribilità, c'è solo la mancanza di inventiva in qualsiasi forma: nemmeno la più potente della pozioni magiche potrebbe attivare un minimo di idee, ma neppure risollevare la balorda sceneggiatura - priva di alcuno spessore - o evitare dialoghi e scene risibili. Compreso il finale: il cacciatore di streghe, abbattutto, vede in sogno moglie e figlia trapassate da secoli che lo incitano a rialzarsi e combattere e lui, al grido di «Io sono il ferro e il fuoco!», lancia in aria la spada infuocata e ammazza in un battibaleno la strega regina, e con lei l'imminente nuova letale pestilenza.
Storia insulsa, insulsi i personaggi; tra i quali il pretino (Elijah Wood), ultimo erede di una dinastia denominata "Dolan" a difesa del cacciatore, protagonista alla resa dei conti di un goffo ribaltamento a cui non si crede nemmeno per un secondo. Poverino, al buon Wood - l'unico in grado di incidere - riservano una parte poco e malissimo sfruttata; tra gli altri coinvolti nel bailamme generale Michael Caine (poco più d'un cameo), il Joseph Gilgun (idem, ed è un vero peccato) delle serie Misfits e This is England, l'islandese Ólafur Darri Ólafsson (è il villain Belial, che pratica la magia nera e pare un cantante di black metal), e la rossissima gameofthronesiana Rose Leslie, ridotta a mera spalla di Diesel. Incontrastata star che, smessi i panni del pilota-predicatore Don Toretto, indossa quelli del predestinato/condannato attraversando l'intero film con una sola espressione, un misto tra il serioso, l'accigliato e il cazzuto. Ridicolo come The Last Witch Hunter.
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