Regia di Roger Corman vedi scheda film
Edgar Allan Poe: sfortunato in vita e sfortunato al cinema. Tutte le riduzioni cinematografiche dei suoi capolavori, infatti, non hanno niente a che vedere con la grandezza del grande scrittore. Si tratta più che altro di camei, pezzi di bravura qua e là efficaci e dotati di semplice spontaneità, ma niente più. Anche perché, per ovviare alla brevità delle narrazioni, sono state inventate parecchie cose a fini spettacolari che distolgono l'attenzione dall'essenziale. Soprattutto vengono quasi ignorati i particolari (“minuteness of detail”) con cui Poe muove i personaggi dei racconti. Non si tratta di trasposizioni serie e fedeli dei testi ma di libere reinvenzioni di cui i testi costituiscono semplici tracce. Però, se si tralascia il materiale originale e si considerano solo i film in se stessi, il risultato è comunque buono.
Il migliore di tutti è “La tomba di Ligeia": peccato che la suspense data dal cadavere che si rianima più volte - centro psicologico della vicenda - è del tutto inesistente.
Buono anche “La casa degli Usher” (“I vivi e i morti”), anzi, forse il più coinvolgente come ambientazione e livello di inquietudine psicologica, con alcune scene impressionanti ma centrate su una storia d’amore improponibile.
Nei “Racconti del terrore” sono presenti quattro novelle: “Morella” (puerile e sommaria), “Il Gatto nero” saldato insieme a “La botte di Ammontilliado” (originale ma troppo centrato sulla recitazione di Peter Lorre, che ubriaco com’è non c’entra niente con la lucida narrazione dello scrittore protagonista) e “Valdemar” (il più riuscito).
Nella “Maschera della Morte Rossa” (fa coppia con “Hop Frog”) il racconto più surreale di Poe si perde in un contesto storico-medievale dove la sfilata delle sette stanze è ridotta a quattro, rinunciando così al fascino principale della vicenda. In compenso c’è una bella attrice dai capelli biondi e una Morte Rossa suggerita niente meno che dal “Settimo sigillo”.
“Il pozzo e il pendolo”, infine, si avvale di una trama totalmente ricostruita in cui il tema del seppellimento prematuro è troppo simile alla casa degli Usher. Atmosfera e tensione non mancano all’appello ma la tortura del pendolo è relegata nei dieci minuti finali.
Sopra tutti spicca Vincent Price, che con la sua presenza costituisce gran parte dell'interesse di questi gioiellini horror.
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