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Una tomba aperta... una bara vuota

Regia di Alfonso Balcázar vedi scheda film

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La recensione su Una tomba aperta... una bara vuota

di giurista81
4 stelle

Prodotto dalla FIDA del nostro Amati, Una Tomba Aperta... Una Bara Vuota è un thriller dalla forte matrice ispanica furbescamente messo in circolo, sia in Italia che in Spagna, con un titolo più in linea per un horror. In Spagna esce infatti con l'assurdo titolo La Casa de las Muertas Viventes, quando di morti viventi nemmeno a parlarne. Più appropriato allora il sottotitolo de Il Cadavere di Helen non mi dava Pace, dove però a non dare pace non è tanto un cadavere, bensì il ricordo di una morte a metà strada tra un incidente e un omicidio (una caduta da una balconata). Protagonista infatti è un vedovo, felicemente risposato con una nuova ragazza (conosciuta un mese prima di procedere a nozze!?), di ritorno nella vecchia casa di famiglia in cui aveva convissuto con la moglie, oltre che con la matrigna e la sorella. Gli sceneggiatori non investono molto nell'intreccio, ma propongono un'intricata rete di relazioni amorose di natura morbosa e perversa tra i vari componenti della famiglia. La defunta (Gioia Desideri che appare nei frequenti flashback), una donna molto avara e opportunista, infatti intratteneva rapporti sessuali con tutti gli altri tre coinquilini, suscitando gelosie e animosità tra gli stessi. La morta improvvisa porta i tre superstiti a sospettare l'uno dell'altro. L'arrivo della nuova sposa dell'uomo, la bella Daniela Giordano (prima Miss Italia Sicialiana nella storia del concorso di bellezza), risveglia gli antichi rancori, ma anche le antiche fissazioni. La matrigna dell'uomo infatti, pur avendolo conosciuto da quando aveva 14 anni, ha una fissazione morbosa per lo stesso che la spinge a spiare i rapporti che questo ha con la moglie e a sognare di uccidere la stessa per spogliarsi al cospetto del giovane e avere un rapporto sessuale con lui.  Nei panni di quest'ultima c'è la brava attrice spagnola Teresa Gimpera, cui vengono affidate tutte le scene perverse e malsane del film. Il film procede con un ritmo soporifero per almeno un'ora fino a proporre in modo frettoloso e poco articolato la serie di delitti che insanguinano l'ultima parte. Il killer uccide a colpi di rasoio sfogando la sua ira per nascondere gli indizi che potrebbero portare gli altri a scoprirne l'idendità. Ne viene fuori un mini giallo alla Christie con il montatore che, a ogni omicidio, propone in rapida sequenza le foto dei possibili autori. Troppo poco davvero, anche perché il movente è a dir poco risibile. La morte della defunta infatti è stata già archiviata come semplice incidente e nessuno potrebbe mai dimostrare il contrario. Eppure questo non frena né le indagini, con un detective che indaga l'inindagabile, e soprattutto la spinta omicida. 

Alla regia, sotto il tradizionale pseudonimo di Al Bagram, troviamo il mestierante nonché produttore Alfonso Balcàzar, che ha dato il suo meglio soprattutto in veste di regista e produttore western (aveva persino allestito un famoso villaggio western nei pressi di Barcellona), peraltro ricordato da Quentin Tarantino nel suo ultimo C'era una Volta... a Hollywood (dove sono state inserite le colonne sonore di Dinamite Jim Sartana non Perdona, western diretti da Balcàzar). Balcàzar crea una buona atmosfera (belle le scenografie nello scantinato del villone, con le ragnatele artificiali) e regala qualche inquadratura d'effetto. Bella quella con mdp collocata laterale accanto alle gambe della Giordano, sdraiata sul letto con una gamba distesa e l'altra piegata verso l'alto, in modo da riprendere in background, nel triangolo ricreato dagli arti dell'attrice, il volto monoespressivo del protagonista José Antonio Amor. Curiose poi le inquadrature sempre sulla Giordano, che qua sfoggia una serie di costumi niente male (ivi comprese appetitose minigonne), dall'interno di un orologio a pendolo. Per il resto regala poco altro, tra cui l'onirica sequenza in cui la Gimpera sogna di uccidere la Giordano per sostituirsi a lei nel letto dell'amato. Davvero poco. Incomprensibilmente Balcàzar non punta tutto sull'erotismo che qua dovrebbe costituire l'unica freccia a disposizione. A parte qualche topless, realizzato con controfigure (a parte nel caso della Desideri, non appare mai inquadrato in contemporanea il volto dell'attrice), e qualche casto rapporto amoroso, c'è poco sebbene la pellicola non sfugga al divieto ai minori di anni 14. La censura interviene probabilmente per una serie di morti sanguinolente all'arma bianca, con pugnali infilzati nel petto o rasoi che tagliano la gola. Balcàzar però non è Dario Argento e le morti si rivelano frettolose, con omicidi non ben studiati e per questo poco spettacolarizzati. Anonima la colonna sonora di Piccioni.

In definitiva è un thriller poco riuscito, scritto male e poco equilibrato nel suo sviluppo. Appesantito da una parte iniziale assai dilatata, ha dalla sua delle interpretazioni più che sufficienti e una buona cornice ambientale (buone le scenografie e i costumi). Quanto detto non basta a salvarlo dalla mediocrità. Occasione sprecata. 

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