Regia di Sean Evans, Roger Waters vedi scheda film
L’importanza dell’album The Wall la conosciamo tutti, così come la centralità di Roger Waters nel percorso artistico dei Pink Floyd e della musica rock tout court. Questo film concerto torna al mito e lo rimette in scena dotandolo di una carica visiva aggiornata ed espansa. L’esibizione live di Waters e dei suoi musicisti è di qualità sopraffina tanto a livello prettamente sonoro, quanto soprattutto scenografico: gli effetti visivi si moltiplicano e si affastellano sul paradigmatico palco/muro, mentre i consueti maiali volteggiano sopra la folla in delirio e Waters impazza riproponendo la tracklist del monumentale tour del 1980-81. Il Wall diventa Vidiwall, conservando e anzi rinnovando la valenza simbolica di un’icona concettuale trasversale ai decenni: oggi, come allora, il muro (ideologico, religioso, politico, individuale) è alto e invalicabile, ma qualcuno proverà ad abbatterlo. Peccato, però, che Waters manometta il dispositivo del film concerto per introdurvi inserti del proprio pellegrinaggio sui luoghi della memoria privata. Così, nei momenti di abbandono al flusso mastodontico del live, l’immagine torna sistematicamente al viaggio on the road dell’artista verso la tomba del padre, morto in guerra e sepolto ad Aprilia (Lazio). L’incantesimo si spezza, per lasciare spazio a immagini personali che avremmo preferito fruire in altro contesto. Magari come “inserto extra”, al pari della divertita chiacchierata conclusiva tra Waters e Nick Mason.
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