Regia di Andrew Bujalski vedi scheda film
Quante volte vi è capitato di rimanere colpiti dall’interprete di un film e da quel momento in poi di averlo cominciato a seguire per quanto è possibile – e oggi diciamoci la verità con le nuove piattaforme riuscire a farlo è diventata un gioco da ragazzi – in ogni successiva apparizione? Se così fosse “Results” potrebbe essere l’oggetto del desiderio dei cosiddetti stalker cinematografici, perché in un sol colpo permette di aggiornare il file dei tre attori che lo interpretano. Tutti, nessuno escluso, finiti fuori dai radar dopo aver raggiunto una popolarità che lasciava sperare in un prosieguo ben più felice. E invece ne Kevin Corrigan, abituè dei film di Scorsese (seppure in ruoli da comprimario) tantomeno Guy Pearce, protagonista di cult movie come “Priscilla la regina del deserto”, “L.A. Confidential” e soprattutto “Memento”, come pure Cobie Smulders, ultima arrivata in termini di popolarità per il ruolo di Robin Scherbatsky nella sitcom “How I Met Your Mother”, sono riusciti a consolidare il patrimonio di stima e di consensi che impedisse loro di finire in quel limbo di precaria visibilità in cui solitamente finiscono gli attori di opere poco viste e mal distribuite. “Results” di Andrew Bujalski appartiene a questa categoria, poiché pur essendo stato selezionato per il Sundance Film Festival dov’è passato in anteprima mondiale non è riuscito a costruirsi una percorso distributivo degno di nota.
Se l’appeal del film è costruito e non a torto sulla presenza dei suoi attori, ognuno dei quali e per diverse ragioni all’altezza del culto che si sono costruiti nel corso della carriera “Results” può vantare la qualità di saper corrispondere alla personalità stranulata e nevrotica dei personaggi. Trattando di un triangolo amoroso variamente corrisposto da parte delle singole parti, con Danny (Corrigan) che è innamorato di Kat (Mulders) la quale a sua volta sembra essere interessata a Trevor, il suo datore di lavoro che invece non pensa ad altro che a risolvere le problematiche della palestra di cui è proprietario e che gestisce con ossessiva meticolosità, “Results” potrebbe risolversi nella classica schermaglia sentimentale tra maschio e femmina. E invece è così solo in parte perché nel corso dei 140 minuti in cui la storia si sviluppa il più delle volte l’interesse del regista e con lui dello spettatore si concentra sul tentativo di capire quali siano le vere intenzioni degli amanti. Perché se è vero che ad un certo punto il film inizia a giocare a carte scoperte, separando e unendo affinità e incomprensioni, a rimanere incerte sono le azioni dello strampalato terzetto, segnate da un’incomunicabilità drammatica e insieme comica. Bujalski si diverte a esaltarne le contraddizioni con una messa in scena in cui fa corrispondere la plasticità dei corpi levigati dal fitness (a parte quello di Danny che nel film è appesantito e fuori forma) all’empasse dei pensieri che li attraversano. La combinazione funziona a fasi alterne e nei passaggi meno riusciti ci si ritrova ad invocare un po’ di vivacità da parte dei personaggi. Che, nella loro disarmante umanità, conferiscono a “Results” il fascino che di solito riscuote chi non si preoccupa dei propri difetti.
(icinemaniaci.blogspot.com)
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