Regia di Takashi Miike vedi scheda film
Brutta piaga, l'esotismo. Ce ne sono di peggiori? Senza dubbio, ma nel per così dire "ristretto" campo delle arti rimane probabilmente una delle più insidiose, in quanto sovente inibisce il senso critico, al pari di altre derive quali il fanatismo idolatrico di cui viene fatto oggetto un autore o un’opera oppure lo scambiare l’essere “fuori dagli schemi”, caotico, inusuale, “pazzo” con l’essere cinema di qualità. Ecco, è possibile sostenere che in tanti – troppi – casi, quando si parla di Miike, finiscano per coagularsi tutte e tre queste perniciosissime tendenze.
Sia chiaro, confesso da subito di non arrivarci neppure vicino all’aver visto tutta la filmografia del regista (e, d’altronde, non posso certo dire di fremere all’idea di colmare la “lacuna”), tuttavia, a giudicare da quanto ho effettivamente visto, ribadisco il concetto già ampiamente suggerito: un bel po’ di sopravvalutazione dello stesso, ad occhio, c’è stata e continua ad esserci.
Sarà pure “sui generis”, tuttavia, come detto poc’anzi questo non basta a fare la qualità e, difatti, questo As The Gods Will induce a interrompere la visione nel giro del primo quarto d’ora (e, per chi scrive, non si tratta affatto della prima volta con un’opera del Miike).
Perché? Presto detto: per via della noia assoluta che assale sin dall’incipit e per la fattura a tratti quasi para-dilettantistica, tra un’orripilante fotografia da serie televisiva a basso costo giapponese degli anni ‘90 e una recitazione, di media, da cinema porno (tant’è vero che, lì per lì, si è portati ad aspettarsi la comparsa, tra fiumi di sangue, pure di una scena di sesso ad minchiam con tanto di genitali “pixellati” [e, magari, se fosse accaduto davvero, ci sarebbe comunque stato qualcuno capace, verosimilmente, di rinvenirvi un’ulteriore riprova della “geniale stramberia” tipica del regista]).
La trama, poi, è quella che è: potenzialmente anche interessante, ma sviluppata malamente. A questo proposito, è di pochi mesi fa la polemica circa la supposta scopiazzatura operata da Squid Game: ebbene, pur non essendo definibile un capolavoro, sicuramente la serie coreana – con una premessa simile – è riuscita a fare ben di meglio, inserendovi anche una componente di critica sociale, e non limitandosi a ridurre tutto – come invece viene fatto qui – ad uno sbudellamento continuo senza capo né coda e senza neppure una vera conclusione (in quanto questo film risulta essere basato solo sulla prima parte del manga d'origine: eh, peccato che il seguito non l’abbiamo mai prodotto…).
Dato lo stato di cose appena descritto ci si trascina stancamente da uno scenario all’altro – come tra i livelli di un videogioco ma in assenza di interattività – mancando la componente forse più fondamentale: la suspense. Sì, perché non si arriva mai ad interessarsi anche solo vagamente delle sorti dei protagonisti, il “divertimento” per le bizzarre fattezze dei “direttori di gioco” si esaurisce nei primi cinque secondi di ogni segmento, si va ad inquadrare inoltre ripetutamente un hikikomori che al dunque non ha alcun ruolo nella trama (appunto perché monca) e, per la medesima ragione, arrivati alla fine di due ore di agonia non si ha neppure il “buongusto” di garantire allo spettatore ormai in stato catatonico una qualsivoglia spiegazione degli eventi.
In sintesi, dunque, As The Gods Will è un film irrisolto, barboso, tirato per le lunghe, fotografato da cani, sceneggiato probabilmente a furia di F4 "basito" (con dialoghi completamente nonsense, vedi sul finale quando il grande Takahata se ne esce con un “non è stato poi così male”: ma infatti, solo una piccolissima carneficina, cosa che capitano, che vuoi che sia…), recitato “monofaccialmente” da attori lasciati a se stessi da un regista forse in vacanza-premio.
Come possa aver raggiunto una media così generosa qui su FilmTV rimane un mistero, mentre un poco più affidabile appare quella su IMDB: 6.4. A voler esser proprio magnanimi, però, perché – come si sarà ormai capito – per il sottoscritto questo cosiddetto film si attesta piuttosto su un’insufficienza piena, con buona pace di esotismi e idolatrie varie.
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