Regia di Carmelo Bene vedi scheda film
Giunto all'età di sessant'anni tondi, Carmelo Bene torna a calcare le scene con la consueta verve, con l'imprevedibilità cui da sempre ha abituato il pubblico e con la solita vena polemica che lo contraddistingue: in tempi di profonda crisi del teatro, spiegava l'attore e autore salentino presentando la sua nuova opera, non rimane che salvare il salvabile e dimenticarsi di tutto il resto; lo spirito della rappresentazione teatrale è, in sostanza, quanto racchiude e vuole propagare questo In-vulnerabilità di Achille (tra Sciro e Ilio). Lo spettacolo forse più improbabile, incomprensibile e al tempo stesso ineccepibile di Bene, poichè sul palco c'è lui solo, vestito di bianco fra candidi veli e manichini abbandonati (bianchi anch'essi, naturalmente), che monologa sfoggiando il suo immenso e immensamente affascinante repertorio mimico e vocale, citando brani di Stazio, Omero e Kleist. In-vulnerabilità di Achille è quindi un'opera non solo di e con Carmelo Bene, ma anche per Carmelo Bene, l'affermazione più perentoria e assoluta dell'elitarietà dell'arte, dell'impossibilità di oggettivare il teatro (o, meglio, il Teatro, così come l'Arte), dell'inutilità nel massificarlo. Cinquanta minuti di frenesia attoriale, una lezione vera e propria, curata dalla Rai con la collaborazione del fidato Mauro Contini per il montaggio. 6/10.
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