Regia di Tala Hadid vedi scheda film
In un punto non meglio precisato del Marocco, uno scrittore parte con la propria macchina alla ricerca del fratello, scomparso dall'oggi al domani lasciando solamente un foglietto con su un indirizzo ed un numero di telefono; nel frattempo, nella stessa zona, una bambina priva di genitori viene trovata in una radura da un piccolo criminale senza scrupoli, che assieme alla sua ragazza decide di viaggiare alla volta dell'Europa per venderla e realizzare il proprio sogno di ricchezza.
Sono due le trame che convivono in The Narrow Frame of Midnight (Itar el layl), film in concorso a Roma 2014, ma quale sia la principale, probabilmente, non lo sa con certezza nemmeno la regista Tala Hadid, tante sono la pigrizia e l'indeterminatezza con cui la sua videocamera spazia tra le due, girando sempre - più o meno - a vuoto. Invero le due storie si incrociano pure, per circa una decina di minuti poco dopo l'avvio per poi non ritrovarsi più, quando la coppia di venditori di bambini resta in panne e, incontrato l'altro uomo, gli chiede un passaggio in macchina spacciando la piccola per propria figlia. Di lì a poco, con una semplicità ai limiti del ridicolo, quest'ultimo riuscirà a liberarla dalle loro grinfie, portandola inizialmente con sé per poi lasciarla alla sua ex, un'insegnante d'arte che vive come un'eremita in una casa grande in mezzo al nulla.
Quello che sorprende, nel corso dei 93 estenuanti minuti del film, sono l'incedere farraginoso e la piattezza che avvolgono ogni scena, in un racconto che non definisce mai il proprio tono ma galleggia alla ricerca costante di un lirismo che si risolve in pesantezza vuota. Hadid ha la pretesa di voler apparire profonda, ma pecca di approssimazione mostrandosi reticente sotto diversi profili: lo scavo psicologico latita, il ritmo è soporifero, e di tensione narrativa non v'è nemmeno l'ombra, nello spettacolo respingente e fine a sé stesso di un quasi road movie maldestro che viaggia privo di direzione e lambisce temi anche piuttosto forti senza mai affondare il colpo né dando la sensazione di volerlo fare.
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