Regia di Alessandro Genovesi vedi scheda film
Un professore di liceo sulla sessantina viene lasciato improvvisamente dalla donna; entra in crisi, da cui uscirà grazie alla prorompente vitalità di Silvia, trent'anni più giovane di lui, stupenda, ragionevole e perennemente arrapata. Ovviamente questa non è una donna vera, ma poco importa: il prof ripiega immediatamente sulla vicina di casa, bella intelligente simpatica tettona e venticinque anni più giovane di lui. Ah-ah. Questo sì che ha senso, invece. Già.
Davvero meritiamo tutto questo? Ma che bella sorpresa è un film a essere gentili inutile. Una commedia sentimentale zeppa di luoghi comuni - e dalla conclusione non solo orribilmente fasulla e posticcia, ma largamente prevedibile, cosa ancora più imperdonabile - tratta da un film brasiliano del 2009, A mulher invisivel di Claudio Torres. Che infatti compare anche fra gli sceneggiatori insieme al regista e a Giovanni Bognetti, a cui solo viene accreditato il soggetto (secondo una strana idea di cosa possa essere 'soggetto': Torres non vi ha partecipato, però il succo della storia è suo, mah). Le perplessità su Ma che bella sorpresa, comunque, sono di ogni tipo possibile: la trama può far imbestialire per la sua inverosimiglianza, ma i lati peggiori del prodotto sono perfino altri; ad esempio le scelte di casting. Bisio ormai compare più al cinema/in tv che in famiglia dai suoi: forse gli autori nostrani potrebbero pensare anche a qualcun altro, di tanto in tanto, specie se al protagonista è richiesto di accoppiarsi continuamente - come in questo caso - con donne sulla trentina d'anni: il bravo e incolpevole Bisio ne ha il doppio. Incolpevole, se non di accettare ruoli a casaccio, senza un briciolo di spirito di conservazione per il suo personaggio. Anche Valentina Lodovini se la cava dignitosamente, a parte recitare in un napoletano che non le appartiene affatto - e si sente; sul mistero non solo della partecipazione (in un ruolo del tutto incomprensibile), ma proprio dell'esistenza di Frank Matano, non vale neppure la pena di spendere una parola di più. Divertito e un minimo divertente anche il doppio cameo da parte di Ornella Vanoni e Renato Pozzetto, madre e padre di Bisio nel film (Pozzetto pur avendo 16 anni più di lui, altro inevitabile 'mah' da spendere). Altro fattore di enormi perplessità è il ciclico ritorno - privo di cause e di effetti a livello logico nella trama - dello scontro italiota fra nord e sud, a base di stereotipi e battutacce (pare un film di Miniero, in quei momenti: la differenza non è in ogni caso tanta, nel complesso). Forse serve a 'spendere meglio' la pellicola presso il pubblico di tutto lo Stivale? Mah, appunto. Inqualificabile la scelta di infilare di soppiatto Pino Daniele (Je so' pazzo) sui titoli di coda, sull'onda della commemorazione pelosa. Alla luce di tutte queste cose rimangono seri dubbi sulle capacità visive di chi, da parte del Ministero dei Beni culturali, ha deciso di riversare quattrini a favore di questo film ritenuto opera artistica di grande valore. 1,5/10.
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