Regia di Nicola Campiotti vedi scheda film
In un paese sempre più (socialmente) analfabetizzato, il trentenne spiantato Nicola - che sogna di fare il babysitter a vita - e il piccolo, sgrammaticato Elia («Non sarebbe bello se tutto il fumo sarebbe solo in questa bottiglia?») si mettono sulle tracce di Cadmo, il fenicio che fondò Tebe e, secondo il mito, importò in Grecia l’alfabeto. Ma Cadmo è solo il pretesto per un tour dell’approssimazione ideologica, condotto lungo tutto lo Stivale elencando le piaghe che albergano sulla superficie del Belpaese, senza mai scendere in profondità né motivare gli assunti dei vari capitoli. Tenendo il piede in due generi - documentario e commedia sociale - Campiotti spazia dalle morti bianche nelle fabbriche all’integrazione, dalla disoccupazione all’ecologismo e alla camorra affastellando luoghi comuni da bigino socioculturale e nascondendosi dietro lo sguardo (fintamente) ingenuo di un bimbo, che in quanto tale può permettersi di osservare il reale senza porsi domande. Se nell’uso della mdp il giovane regista dimostra notevole talento, in ogni altra scelta di registro cade nella retorica studiata a tavolino, tra pedanti voci narranti, inserti teatrali e una colonna sonora sbarazzina che vorrebbe ulteriormente facilitare l’occultamento della mano che ha lanciato il sasso. Ambizioso e meno innocuo di quanto voglia a tutti i costi sembrare, Sarà un paese è un comizio politico un tanto al chilo, sebbene mascherato alternativamente da spot della Mulino Bianco e da pubblicità progresso.
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