Regia di Tomoharu Katsumata vedi scheda film
Quello di Capitan Harlock - L’Arcadia della mia giovinezza, in sala per un unico giorno di programmazione in versione restaurata e ridoppiata, è un evento felicemente paradossale. Uno sberleffo spaziotemporale che contrappone la recente infornata di gioventù scafata e globalizzata - il cui amore per i bucanieri si è nutrito del macchiettismo di Johnny Depp - al fronte delle vecchie glorie analogiche, matusa cresciuti negli anni 70 con le tigri malesi dell’esotico Salgari (viaggio più lungo mai compiuto: Verona-Ivrea) e con un pirata spaziale giapponese.
Uno che alle faccette buffe di Jack Sparrow - al netto della benda sull’occhio destro, la cicatrice sotto quello sinistro e la folta chioma a fare ombra a entrambi - non ci ha neanche mai pensato. Rimandato in piaggeria, Capitan Harlock recupera con un piglio da eroe d’altri tempi, da vero uomo romantico a cui si addicono lunghi aggettivi in tedesco. Misterioso, sprezzante (di tutto), coraggioso; e - soprattutto e per fortuna, visto che è la sua unica guida - con il cuore dalla parte giusta, quella della libertà. Tanto nero il mantello quanto bianco il cuore, cantano di lui. Ma dimenticate la storica prima serie tv e gli scontri con la crudele regina Raflesia: L’Arcadia della mia giovinezza ci riporta alle origini del mito. Alla lotta del (non ancora) pirata Harlock contro gli alieni colonizzatori Illumidiani e all’abiura verso gli umani al potere che con codardia e opportunismo si sono inchinati all’invasore. Meglio la libertà, meglio l’avventura.
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