Regia di Jon Wright vedi scheda film
Film con alti e bassi, che a pochi anni dalla sua uscita merita una rivalutazione, alla luce dei fatti accaduti realmente, che ricordano da vicino la storia qui narrata. E, probabilmente, a breve scopriremo anche altri punti di contatto con la realtà.
Non sarà un capolavoro, ma nell'anno 2022, dopo aver visto i coprifuoco ordinati dai nostri "democratici" dittatori sotto l'egida di Bill Gates, Klaus Schwab e dei circoli massonici internazionali, purtroppo più che fantascienza sembra storia. I droni a pattugliare le strade deserte con la gente cui era vietato uscire li abbiamo visti. I cani robot pure. L'idea dei robot, poi, è proprio la stessa degli psicopatici del WEF: depopolare il mondo come scusa per "salvarlo" dal declino ambientale. Aggiungiamoci l'altro filantropo psicopatico, Elon Musk, che vuole ibridare uomini e macchine... et voilà. Da minchiata fantascientifica, questo film diventa la narrazione del passato prossimo e del futuro prossimo dell'umanità.
Quanto al resto, sicuramente è un'opera nobilitata dalle presenze di Sir Ben Kingsley e di Gillian Anderson, che però non sono i protagonisti. Azzeccate le ambientazioni, con una interessante contrapposizione tra l'area urbana e quella rurale che rispecchiano bene, rispettivamente, il senso di occlusione e il desiderio di libertà. La città e la casa, che da rifugio sicuro si trasformano in prigione... dejà vù? Ecco, appunto... Dall'altro lato, invece, abbiamo il ricongiungimento con l'ambiente e, quindi, la naturale libertà dell'essere umano.
Mi piace leggere l'opera in questa chiave: ciò che è artificiale, allontanando dalla natura innata, limita e costringe l'umanità, svilendola e strumentalizzandola. La figura di Kingsley ricorda ovviamente i kapò nazisti, e, oggi, per esempio, gli sceriffi della protezione civile, arruolati come volenterosi carnefici delle misure coercitive della dittatura.
Il principale tallone d'Achille, probabilmente, è l'eccessiva semplificazione narrativa, che porta a sviluppi poco coerenti. Di certo non è un capolavoro, ma oggi come oggi si offre come potente metafora di ciò che sta accadendo.
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