Regia di Oliver Blackburn vedi scheda film
Kristy è bella, pura, privilegiata. Justine non è Kristy: è bionda e sottile, ma si paga gli studi lavando i piatti, la BMW che guida gliel’ha prestata un’amica, ha un fidanzato con cui non pratica alcuna forma d’astinenza. Ma fa poca differenza per la setta satanico-tecnologica che va a caccia delle “Kristy” di questo mondo, identificate come simbolo del Bene sulla base di elementi superficiali e quindi sacrificate sull’altare del Maligno e della condivisione online di snuff movie. E dunque, quando ogni singolo studente del Birch College parte per le vacanze del Ringraziamento, Justine, completamente sola nel campus eccettuata una stolida e sparuta security, ha tutte le apparenze della preda perfetta. Il tratto più spiazzante - e interessante - del secondo lungometraggio di Oliver Blackburn è la confezione stilistica da pellicola indie: luce rarefatta e colori pastello, soprattutto all’inizio, rivela un’ottima capacità di inquadrare la protagonista dentro ambienti di immacolata solitudine, lasciando solo filtrare l’inquietudine che sta per sostituirsi alla pace. Quel che segue è uno slasher con vendetta che, pur puntellato di momenti esteticamente evocativi, non rinuncia neppure a un espediente dell’abusata grammatica di genere: luci che sfrigolano e saltano, corse per i corridoi, urla isteriche, spaventi sonori, scelte inevitabilmente sbagliate. Ma la vittima designata, per una volta, conserva un minimo di logica, mantenendoci dalla sua parte fino alla fine.
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