Regia di Angelina Jolie vedi scheda film
Sempre più regista e sempre meno attrice, l’ambiziosa Angelina Jolie dopo, il roboante ed impegnativo film di guerra Unbroken (nemmeno pessimo, per quanto ridondante di retorica tipicamente americana piuttosto fastidiosa), cambia completamente stile e registro, trasferendosi verso la storia intimista inerente la fine (presunta) di un amore.
Troviamo pertanto due ricchi turisti americani, uno scrittore famoso in crisi d’ispirazione, Roland, e sua moglie Vanessa, ex ballerina, alle prese con un viaggio in Europa per cercare di fare il punto sulla loro relazione, sulle emozioni che latitano all’interno di un menage coniugale che li sorprende distratti, annoiati, senza stimoli né particolari attrazioni reciproche, che si scontrano con la dirompente fisicità dei rispettivi aspetti.
La vacanza li porta in Francia, in un località marina sorprendentemente bella (ma in realtà siamo a Gozo, meravigliosa isola dell’arcipelago di Malta, altro che Francia!), dove i coniugi arrivano a bordo di un Citroen Squalo decapottabile color pastello di grande effetto seduttivo.
Il monotono tran tran dei giorni trascorre sonnecchioso con Roland richiuso in un bar a bere per tentare di ritrovare lo stimolo per un nuovo soggetto, o al massimo a discorrere con l’anziano gestore dell’unico locale all’interno della meravigliosa ed esclusiva baia naturale che li accoglie; Vanessa rimane chiusa in casa, sempre avvolta in vestaglie pregiate, al massimo affacciata sul terrazzo a guardare l’orizzonte ed il pescatore solitario che si staglia tra lo specchio di mare e le rocce.
Dalla camera attigua una coppia di giovani sposini in luna di miele (sono Melvil Poupaud e Melanie Laurent, bravi attori qui visibilmente imbarazzati dalla pochezza dei rispettivi ruoli), spiati dalla coppia attraverso un buco nel muro, aiuterà entrambi e coniugi più maturi a ritrovare la sicurezza in se stessi e a lasciarsi andare alla passione, ancora viva, ma troppo sopita nel torpore di un disadattamento e di una scontentezza da mancata realizzazione che colpisce da troppo tempo entrambi, costretti a vivere negli agi di successi che ormai sono solo un ricordo lontano.
122 minuti dedicati ad una coppia snob ed annoiata risultano davvero devastanti da sopportare, nonostante l’impegno di Brad Pitt che cerca in tutti i modi di vivacizzare i duetti tra lui e la sua mogliettina, bloccata in una fissità da bambola di cera che ne annulla ogni minima espressività, non solo facciale.
Gran bella donna la Jolie, nulla da dire, che si concede anche in qualche immagine di nudo parziale (il seno, con quello che le sarà costato!) ma talmente rifatta e modificata da non apparire più in possesso di una naturalezza nei movimenti che si pretenderebbe da un’attrice che non si limitasse ad apparire, bensì a recitare. Il suo volto, perfetto ma quasi catatonico non è (più) in grado di esprimere emozioni, gioia, dolore, allegria o sofferenza, se non rimanendo perfettamente impassibile...e perfetto nella sua allarmante compostezza.
Una battuta del film, completamente privo di ironia, si rivela incredibilmente azzeccata quando Roland rivela alla moglie, tutta fradicia e col trucco che cola, che non riesce a capire se stia ridendo o piangendo: è davvero così con la fissità da statua della Jolie: non si è in grado di capire, di decifrare, alcuna sfumatura caratteriale perché i tratti corporali, specie quelli del volto (esteticamente perfetto), risultano completamente immobili, inflessibili ad ogni circostanza.
La storiella, esile ed inconsistente, non regge e dopo il primo quarto d’ora si inizia a sbadigliare. L’entrata in scena della giovane coppia di vicini di stanza, sempre impegnati ad accoppiarsi, ed incapaci di rendersi conto di essere continuamente spiati attraverso un buco grande come un canale, ricopre di ridicolo una vicenda di per sé stantia e logora, senza l’ironia necessaria per sostenere personaggi-manichino completamente inverosimili; una storia che si fa bella di scenari da cartolina pericolosi (ma quanto e' bella Malta!!!) che non aiutano proprio a distoglierci dall’idea di trovarci di fronte ad un disastro completo.
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