Regia di Sergio Sollima vedi scheda film
Neppure l’effetto nostalgia per la mia infanzia può farmi ignorare come Sollima abbia realizzato con questo un film davvero mediocre, teso soltanto a sfruttare il successo del Sandokan televisivo. E se quest’ultimo era uno sceneggiato con qualità cinematografiche (la perizia tecnica di Sollima non è certo in discussione), questa Riscossa cinematografica mostra l’angustia del piccolo schermo. Sandokan è una sorta di mix tra un Superman guevarista, un James Bond (sensazione accentuata dal doppiaggio di Pino Locchi) svezzato alla scuola guerrigliera di Ho Chi Minh e un Gesù Cristo terzomondista. Ma nonostante l’invulnerabilità achillea del protagonista, il film è fragilissimo e non funziona mai. Ha sintetizzato perfettamente Tullio Kezich: «Saccheggiando vari romanzi salgariani, ma ereditando dallo scrittore anche l’incapacità di strutturare il racconto in maniera convincente, il film si risolve in un carosello di agguati, inseguimenti e salvataggi all’ultimo minuto». Abbastanza penosa l’apparizione di Massimo Foschi – il glorioso Orlando televisivo – nella parte del greco Teotokris, in costume tradizionale.
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