Regia di Luigi Capuano vedi scheda film
Un pirata viene ucciso a tradimento da un suo uomo fidato, William, che è oltrettutto il fidanzato della figlia dell'assassinato. William dovrà combattere per dimostrare la sua innocenza, smascherando un complotto ordito dal governatore spagnolo.
La tigre dei sette mari è il tipico prodottino di bassa fascia, destinato alle sale più popolari ed economiche, del cinema nostrano di inizio anni Sessanta: una storia semplice e sostanzialmente lineare, con qualche intrigo e azione 'un tanto al chilo' schiaffati in mezzo senza troppo riguardo, un lieto fine inevitabile, una serie di personaggi e dialoghi scritti velocemente, senza raffinare alcun tipo di psicologia o cercare di perseguire la minima verosimiglianza. Il tutto, e questa è la prima regola, a costo più che ridotto, fra costumi palesemente fasulli e scenari persino peggio, con una regia dozzinale votata al risparmio di tempo. Luigi Capuano è stato un buon mestierante dedito a questo tipo di pellicole, con una carriera divisa in due tronconi abbastanza netti: dal dopoguerra alla fine degli anni Cinquanta licenzia principalmente melodrammi e opere affini, per poi darsi, fino ai primi anni Settanta, a film di avventura (cappa & spada, peplum). La confezione di La tigre dei sette mari è perciò onestamente modesta e il lavoro raggiunge senza tanti problemi il suo scopo; a disposizione di Capuano ci sono interpreti del calibro di Anthony Steel, Gianna Maria Canale, Carlo Ninchi, John Kitzmiller, Maria Grazia Spina, Carlo Pisacane ed Ernesto Calindri. La sceneggiatura è di Nino Battiferri, Ottavio Poggi (questi ultimi due nella pellicola hanno anche ruoli di produzione), Arpad DeRiso e del regista. 2,5/10.
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