Regia di Fernando León de Aranoa vedi scheda film
Molto rock, molto Lou Reed, ma niente Perfect Day, come il titolo del film farebbe pensare. D’altronde siamo di fronte a una giornata diversamente perfetta: nel 1995, al termine della guerra in Bosnia («Da qualche parte nei Balcani», recita la didascalia), alcuni operatori del soccorso umanitario sono impegnati a estrarre un cadavere dal pozzo, prima che questo ne contamini l’acqua. Purtroppo non hanno una corda, tantomeno l’autorizzazione. Le mine antiuomo e la diffidenza degli autoctoni fanno il resto. I volti stropicciati e le pance prominenti degli interpreti - Benicio Del Toro e un redivivo Tim Robbins - allontanano il film da qualsiasi progressismo scolastico e caricaturale, sposando la poetica di Fernando León de Aranoa, il suo socialismo intinto di commedia, semplice e ironico, mai realmente appuntito, ma vitale e coerente anche in questo suo debutto in lingua inglese. Al fianco dei protagonisti pesano però due personaggi stereotipati: la novellina grintosa tutta ideali e impressionabilità e la funzionaria rigida e mozzafiato, inviata per garantire le procedure burocratiche. Nel mezzo, un bambino sperduto, che vuole un pallone, ma trova la solitudine tra le mura distrutte della sua casa. Perché la conclusione della guerra è solo una certificazione formale, non una condizione reale. E il disincantato apparentemente cinico diventa l’unico riflusso di umanità che anima gli strapiombi balcanici, dove la vita fatica a risorgere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta