Regia di Fernando León de Aranoa vedi scheda film
1995, da qualche parte nei Balcani (come recita la didascalia). Nelle 24 ore in cui si articola il racconto, gli operatori umanitari di una ONG chiamata Aid across borders ha il compito di estrarre un cadavere pesantissimo da un pozzo che rappresenta l'unica risorsa idrica di una popolazione bosniaca già stremata da una guerra fratricida. All'uopo serve una corda e quella che sembra un'operazione ordinaria si tramuta in un'impresa irta di difficoltà, tra strade minate, l'ottusità dei casci blu dell'ONU, la diffidenza degli autoctoni, gli attriti tra popolazioni confinanti, gli imprevisti e le scaramucce interne al quintetto protagonista: un operatore pragmatico e sottaniere (Del Toro, strepitoso), un altro dotato di un enorme talento comico (Robbins), un interprete (Stukan), una scienziata novellina (Thierry) e una con compiti direttivi (Kurylenko, presenza puramente decorativa).
Terzo film giunto in Italia di Fernando León de Aranoa (il suo primo in lingua inglese), Perfect day è anche il suo lavoro migliore. In esso il regista madrileno conferma la sua vocazione nei confronti di un cinema impegnato capace di guardare con ironia alle grandi tragedie umane e sociali: la disoccupazione (I lunedì al sole), la prostituzione (Princesas) e, in questa occasione, la guerra. Siamo in un dramedy dalle parti di Essere o non essere, Mash, Train de vie, Amore e guerra, La grande guerra o La vita è un miracolo, con un insuperabile mix di toni drammatici alternati a battute fulminanti che sembrano voler esorcizzare la paura e divagazioni ai limiti del grottesco. Certamente il miglior film sul conflitto che ha insanguinato la ex-Jugoslavia (tra gli altri, vanno ricordati Il carniere, The peacemaker, Venuto al mondo), capace di stilettate di assoluta pertinenza all'indirizzo dell'indomabile idiozia dei militari e della burocrazia internazionale, tutta protocolli e cavilli da leguleio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta