Regia di Matteo Rovere vedi scheda film
Il film a sfondo sportivo è stato prerogativa del cinema americano, in cui, forse, la competizione, il sacrificio e il combattere per arrivare ad un obiettivo, viene più naturale: produrre un film che ha per base le corse rallystiche, ispirato alla vera storia di un corridore, Carlo Capone, in Italia, con un solo nome celebre nel cast, Stefano Accorsi, ha richiesto senz'altro del coraggio. I due fratelli Giulia e Loris, divisi da diversi anni di differenza, ma anche dai guai che il maggiore, il maschio, si porta dietro per natura, ex-promessa del volante bruciatosi con la tossicodipendenza, devono giocarsi tanto per partecipare al campionato italiano GT, e c'è un altro fratello più piccolo da tutelare: tra diversi contrasti, i consanguinei arrivano a fare squadra, e al momento giusto Loris sarà una presenza decisiva. Girato con grinta, piglio deciso ed un senso della ripresa, e del montaggio, che niente hanno da invidiare ai costosi film americani d'azione, "Veloce come il vento" è un lungometraggio che tiene sulla corda sia la parte emotiva, del racconto dei rapporti di sangue, e quella sportiva, con la tensione delle gare, i rischi corsi e l'adrenalina del traguardo. Ben venduto a livello internazionale, meritatamente, mette in luce un regista nuovo, e fa ben sperare per il cinema italiano, il quale, in relativa sordina, sta dando segnali di nuova vitalità, se si vogliono vedere. Nel cast giusto dir bene della giovane Matilda De Angelis, e fa piacere ritrovare Accorsi, che qui, appunto "all'americana", si presta ad una trasformazione fisica per rendere bene lo "sciupato" Loris, segnato dai problemi personali. Da apprezzare la schivata della conclusione perbenista su questo personaggio: in un film americano, tanto per dire, l'avrebbero presa in pieno.
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