Regia di Matteo Rovere vedi scheda film
Loris e Giulia sono due fratelli diversissimi: lei non è neppure maggiorenne ma è profondamente disciplinata, lui ha già passato la quarantina e deve fare i conti con una tossicodipendenza ormai cronica, ma tutti e due condividono la passione per le corse automobilistiche. Il funerale del padre li riunisce e si ritrovano a dover convivere sotto lo stesso tetto; Giulia è una pilota emergente e dalle sue prestazioni dipenderà anche il futuro di Loris, che a questo punto si ritroverà costretto a tornare alla vecchia passione per la guida.
Veloce come il vento è la terza regia del 34enne Matteo Rovere, la sua prima di un certo impatto anche grazie a un ampio battage pubblicitario motivato dalla presenza in fase di produzione di Rai Cinema e Fandango, che hanno usufruito dei contributi ministeriali riservati alle opere di chiaro interesse culturale. Per una volta si deve dare ragione a tutti, compreso un protagonista troppe volte ritenuto 'di scarso appeal' o anche peggio, che sarebbe Stefano Accorsi, che invece qui sfoggia una delle sue prove attoriali migliori in assoluto; ancora più complicata è la sua missione considerando poi che al suo fianco trova una giovane debuttante, la pur brava Matilde De Angelis. Rovere è anche autore della sceneggiatura insieme a Filippo Gravino e Francesca Manieri; si tratta di una storia di bolidi, passione e... famiglia, di legami emotivi più forti di qualsiasi distanza caratteriale o anagrafica, cioè quelli che possono avvicinare un fratello e una sorella. Una vicenda complicata, una trama che collassa su sè stessa, generando una spirale di situazioni via via più problematiche fino all'inevitabile conclusione che, in maniera sostanzialmente realistica, non può dirsi con certezza nè positiva, nè negativa (ma pende più verso la prima delle due soluzioni). Fra gli altri interpreti anche Paolo Graziosi, Lorenzo Gioielli e Tatiana Luter; dirette con sufficiente perizia le scene di azione, che potevano costituire il nodo più spinoso per una pellicola di questo tipo; meno sicura la mano del regista nelle scene prettamente drammatiche. 5/10.
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