Regia di Matteo Rovere vedi scheda film
Ispirato, vagamente, alle vicende del pilota di rally degli anni '80 Carlo Capone, il film di Matteo Rovere sorprende alla grande e dimostra che il cinema di azione, in Italia, quando si vuol fare lo si sa ancora fare. Alla terza esperienza con i lungometraggi, il trentaquattrenne romano guarda un po' a Rush, un po' ad Adrenalina Blu e un po' a Fast & Furious superando in qualità e in coinvolgimento molti dei film ispiratori. Veloce come il Vento è un film drammatico, a tratti tragico, che non fa leva solo sulla spettacolarità delle immagini (garantita al 100%) ma cerca di lavorare sulle caratterizzazioni di una famiglia che va allo sbando. Accorsi (interpretazione da Nastro d'Argento) interpreta il classico individuo dotato di immenso talento gettato alle ortiche, che ricorda poi chi era quando giunge il momento opportuno. Dimagrito addirittura di dieci chili per calarsi nella parte, da corpo a un tossicodipendente che si fa di eroina, vive in una roulotte con una tipa che sta peggio di lui, completamente dimenticato dal mondo e dai parenti. La morte del padre lo porta a riavvicinarsi alla famiglia di origine di cui fa parte pure un piccolo fratello (chiamato Allegria, perché è sempre serioso e ha i modi da secchioncello), di cui Loris (questo il nome del personaggio) ignorava persino l'esistenza. Sulle prime il rapporto tra Loris e la giovane sorella, una diciassettenne che corre maledettamente veloce nel campionato Gran Turismo, è burrascoso, poi però la giovane deve cedere all'uomo poiché la sua presenza è necessaria per fare da tutore al piccolo fratellino. Ha così inizio un rapporto burrascoso, con Loris che ne combina di cotte e di crude riuscendo tuttavia a migliorare le performance della sorella che lo promuove suo allenatore personale dopo che Loris le ha dato delle dritte giuste. Loris altro non è che l'antieroe maledetto,portatore di valori tutt'altro che raccomandabili, un uomo che ha scelto la via della decadenza, a cui vincere o perdere non importa più, ma con acuti da fuoriclasse assoluto. Accorsi è magistrale nell'interpretazione. Urla, sbraita come un ossesso e si carica come i grandi attori di Hollywood sanno fare. Non è dato sapere perché è soprannominato il ballerino, forse per la guida aggressiva che cerca di trasmettere alla sorella che invece ama guidare in modo pulito. "Vacca boia... guida come al luna paaark!" Accorsi è aiutato nella prova da Matteo Rovere artefice di una regia e di un montaggio che non hanno nulla da invidiare a un capolavoro come Rush. Manca un po' di sviluppo nella sceneggiatura, Francesca Manieri e Filippo Gravino si concentrano forse un po' troppo sulle gare, ma alla fine viene fuori un gran bel film, direi un masterpiece del cinema nostrano di azione, per giunta tranquillamente esportabile (più de Lo Chiamavano Jeeg Robot che, in lingua estera, perde a mio avviso molto del suo fascino).
Grande nota di merito per la co-protagonista, la debuttante Matilda De Angelis (capelli nero-azzurri per lei), la quale non sfigura per niente al cospetto di un Accorsi spiritato ed egocentrico, dimostrando un grande carisma e un certo controllo nella propria impostazione.
Da antologia la lunga sequenza dell'Italian Race, ovvero una corsa clandestina, per le vie di una Matera notturna, con un Accorsi e un Rovere che danno il meglio di loro e con il pubblico che non può che restare incollato alle poltrone. Spettacolare il carrello in avanti sul retrotreno delle autovetture che prosegue nell'ideale passaggio all'interno per analizzare la componentistica meccanica. Da sottolineare poi il mancato o comunque ridotto ricorso alla computer grafica. Qua gli inseguimenti e gli incidenti sono veri e la cosa non può che deliziare gli occhi. Una sensazione comune per più di uno spettatore dopo la visione? Semplice, la voglia di uscire derapando per il piazzale del cinema...! Bravi, Bravi, Bravi!
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