Regia di Paolo Genovese vedi scheda film
Mi ci sono imbattuto... Che dire, si lascia guradare solo nella parte centrale, e il film nel suo complesso non si guadagna la sufficienza.
La prima parte è tirata via, frenetica e superficiale. In un episodio del tutto accessorio e slegato si defeca sulla Chiesa, nel modo più qualunquista e grossolano, come si fa in quelle chiacchierate volgari dove tutti hanno già bevuto. Da credente, rispetto le critiche, anche dure e che non condivido, se fatte però in modo intelligente e ragionato; ma queste sfilze di luoghi comuni e qualunquismo, no.
Poi il film guadagna un po' di quota e vola rasoterra, ma vola. Gli attori fanno quel minimo, la sceneggiatura può vantare qualche ideuzza spiritosa, il ritmo c'è. La Solari fa la viziata ultra-raffinata, Bova fa il bello imperturbabile (finto rozzo), Frassica se la cavicchia come contadino bonaccione, Rubini come barista di paese, la Impacciatore ha qualche momento buono come zitella che corre dietro agli uomini sbagliati. Marcorè, però, recita come per un gioco tra amici.
Nella parte finale ecco che il film si scompagina di nuovo. Genovese ha fretta di chiudere tutte le storie, spruzzando il tutto con folclore locale, e tenta (sbagliando) un po' di romanticismo.
Infine, anche se fosse stata una bella commedia, non capisco i finanziamenti pubblici e la definizione di "film di interesse culturale nazionale". Quale cultura? E poi che bisogno ha di sovvenzioni un'opera affollata di divi e divetti, che si sa che avrà almeno una quota di pubblico se non altro per questo? Perché non finanziare i film che fanno fatica a trovare un produttore e farsi strada nelle sale? Condivido quindi una recente critica di questo tipo del nostro Redattore.
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