Regia di Paolo Genovese vedi scheda film
Guia lavora per “Marie-Claire”, tra Milano e Parigi. Un parente muore e lei deve recarsi a Nardò, provincia di Lecce, per mettere in vendita la masseria ereditata. Siamo alle solite: la commedia italiana non si schioda dalle dicotomie città/provincia, nord/sud, tacco 12/scarpe della nonna per cercare identità e pubblico. Il prodotto di Genovese insegue il grottesco in inserti parodici di genere (mélo, western, thriller), quindi il romanticismo in corteggiamenti collettivi, infine lo sguardo globale in sottotesti economico-finanziari veicolati dal pur istrionico Marco/Sermonti, fidanzato milanese - dunque, disonesto - di Guia. Ma chi cerca non sempre trova e il film offre un informe incrocio tra il filone dei Benvenuti al sud e le ispirazioni made in Usa alla Notting Hill. Tra scivoloni nel cattivo gusto («mi deve aiutare con la pompa. Lei schizza, io spazzo»), montaggi paralleli agghiaccianti (il momento della sfilata/funerale) e le tristemente note cartoline-commission(ate), vanno in scena gli abusati quesiti: meglio essere una spavalda cittadina o una bella campagnola? Meglio l’uomo ricco ma anaffettivo, o il pastore vedovo e dal cuore tenero? Tutto intorno, un nord da cui fuggire e un sud di innocue macchiette e paesaggi mozzafiato. Ma è davvero questa l’Italia su cui vogliamo emozionarci? Di sicuro, al cinema pare da anni l’unica possibile. Peccato, perché Genovese è tra i pochi registi nostrani a saper girare e ritmare una commedia popolare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta