Regia di Michael Herbig vedi scheda film
Le stelline sono tante, milioni di milioni, e si sprigionano quando Vicky il vichingo si strofina il naso. Il suo modo per dire «Eureka!». Come non ricordarlo? È in giro a piede libero un’intera generazione di bambini ormai più che quarantenni che con il cartone animato del piccolo vichingo sono cresciuti. Oggi è un po’ dimenticato, non in Germania però, da dove arriva questa bislacca versione live, più commovente (appunto per «chi c’era») che veramente divertente. Vicky è il figlio di un capotribù un po’ spaccone (la cosa migliore del film sono tra l’altro i flashback dell’infanzia del papà girati in pseudo Super8). È simpatico, coraggioso (nei limiti dell’età: dei lupi ha paura pure lui) ma timido, cosa che non va benissimo per il primogenito maschio del capo. Soprattutto, è molto intelligente, e a ogni trovata si strofina il naso scatenando le stelline. Più che combinare guai, li risolve. In questa occasione deve poi aiutare il barbaro babbo a ritrovare gli altri bambini del villaggio rapiti dall’acerrimo nemico Sven («il terribile»). Creato dallo svedese Runer Jonsson, animato negli anni 70 dalla giapponese Zuiyo Eizo (dove lavorò anche Miyazaki) ma da sempre prodotto dai tedeschi, Vicky è un personaggio fiabesco e mitico, e resta tale anche in carne e ossa. Ci si chiede solo se dopo Dragon Trainer (che però, nello spunto, ha un po’ “scopiazzato”) possa ancora trovare un suo pubblico.
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