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Baby Blues

Regia di Lars Jacobson, Amardeep Kaleka vedi scheda film

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La recensione su Baby Blues

di maghella
7 stelle

In una fattoria isolata, nel profondo sud di un qualsiasi stato degli Stati Uniti d'America, si sta consumando una tragedia, nascosta tra i campi di gran turco.

La famiglia Williams è numerosa, 4 figli avuti uno dietro l'altro, il più grande di non più di 10 anni, il più piccolo appena nato. Missy Williams è la giovane madre, che dopo la nascita del suo quarto bambino è in preda ad una forte crisi post partum. Il padre sempre assente per lavoro, torna per poche ore, in tempo per mettere nuovamente incinta la moglie del quinto figlio.

 

Una nuova gravidanza, la fattoria da mandare avanti, i 4 figli ancora piccoli da seguire, vedere le amiche e la sorella affermarsi nella loro vita con un lavoro soddisfacente, la confusione, il disagio di un isolamento quotidiano mandano la donna in crisi, inizia ad avere visioni terribili durante le faccende domestiche, a sentire voci e vedere cose.

 

Jimmi, il figlio maggiore si rende conto che la madre sta male, e cerca di avvertire il padre durante uno dei suoi brevi ritorni a casa. Il padre minimizza la cosa, reputa lo stress della moglie una cosa comune, già successa dopo l'ultimo parto... “poi le passa e torna tutto come prima”, dirà al figlio che rimane comunque preoccupato.

Non sarà così.

 

Rimasta nuovamente sola con i quattro bambini, durante un litigio tra i fratellini, Missy perde completamente il controllo e uno a uno uccide i suoi figli, prima il più piccolino e il secondo, mentre Jimmy riesce a fuggire tra i campi di grano con la sorellina. Quando la furia della madre uccide anche lei e un vicino di casa che cerca inutilmente di soccorrerli, Jimmy ritorna in casa, dove avrà un lungo duello drammatico con la madre.

 

Un film durissimo, che contrappone le immagini poetiche iniziali di vita quotidiana di campagna di una tranquilla famigliola americana, a quelle violentissime di una mattanza tragica e un finale inquietante molto horror.

 

Il film si ispira a fatti realmente accaduti, e pone l'attenzione sul disagio della donna dopo il suo quarto parto, e sulla incapacità di affrontare immediatamente una quinta gravidanza.

La prima parte del film si concentra sulla buona descrizione non solo dei personaggi ma anche dell'ambiente, che trabocca di particolari. Una attenzione morbosa per l'arredamento, i vestiti e tutta l'atmosfera molto country che contrasta completamente con lo stato d'animo della giovane madre.

 

Colleen Porch interpreta la giovane madre, inizialmente molto bella e sensuale, si trasforma piano piano in una Jack Torrance versione femminile, una versione ancora più crudele (se possibile) perché donna, perché madre.

I due registi del film (Lars Jacobson e Amardeep Kaleka) forse proprio per sottolineare questo audace paragone con il più famoso protagonista di Shining, omaggiano il film di Kubrick in maniera sfrontata in un paio di scene ben riuscite.

 

L'altra figura principale del film è Jimmy, il primogenito, quello che intuisce da subito il disagio della madre, non riconoscendola più negli atteggiamenti quotidiani diventati distaccati e distanti.

Jimmy si rende conto che quella donna non è più la madre amorevole di sempre, cerca invano di mettere in salvo i fratellini, di chiedere aiuto e infine di salvare se stesso uccidendo colei che gli ha dato la vita. Jimmy capisce ma alla fine sarà il grande incompreso e questo è l'aspetto più agghiacciante del finale.

 

Solo da pochi anni si sta cominciando a parlare di post partum, la difficoltà da parte delle donne di essere diventate madri. Un tabù, una cosa inaccettabile pensare che una donna non possa accettare la propria maternità con gioia e serenità. Questo è l'orrore che viene ben raccontato in questo film.

 

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