Regia di Patricia Riggen vedi scheda film
Nel 2010 33 minatori cileni rimasero intrappolati a più di 700 metri di profondità a seguito del crollo di una parete della montagna nella quale stavano lavorando per cercare oro e rame. A dispetto delle pressanti richieste dell'opinione pubblica e dei parenti, dapprima il governo - sulla scorta di precedenti evidenze statistiche (il prologo ci informa che ogni anno nel mondo muoiono in media 12000 minatori) - pensò che il loro destino fosse segnato. Ma il pervicace Ministro delle miniere fece arrivare esperti dal Canada e dagli Stati Uniti e i 33, dopo ben 69 giorni di resistenza, tornarono a vedere finalmente la luce del sole.
Disaster movie talmente appiccicaticcio e obsoleto che gli esercenti hanno deciso di non distribuirlo neppure nelle sale ma di passarlo direttamente in dvd, nonostante un cast di primo piano (Antonio Banderas, Juliette Binoche, Gabriel Byrne, James Brolin) con prestazioni sotto il livello di guardia e fisionomie lontanissime da quelle cilene. La struttura è infatti la solita: prologo che passa in rassegna i protagonisti e le loro più o meno felici vite private; catastrofe; inevitabili dissapori nella situazione estrema in cui i sopravvissuti sono costretti a vivere; happy end. Ce ne sarebbe abbastanza per aggiornare la Morfologia della fiaba di Propp, se non fosse che alla banalità del racconto e alla pochezza della messa in scena si aggiungono tutti i cliché di contorno: gli speculatori, gli affetti ritrovati, l'uso propagandistico della vicenda e persino la musica andina con tanto di flauto di pan. Come avevano già dimostrato San Adreas, Into the storm, Everest, Poseidon e World Trade Center, sembra che da una decina d'anni a questa parte il genere catastrofico sia veramente arrivato alla canna del gas.
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