Regia di Giulio Ricciarelli vedi scheda film
Per l'analisi approfondita rimanderei alla rece di Spopola, veramente esaustiva e competente. A me preme sottolineare come il film vada a scovare, nell'innumerevole panorama di pellicole dedicate alla Memoria, un elemento di estrema attenzione. E cioè la scartavetratura della patina di assuefazione e ridimensionamento che l'intera Germania tentò di apporre alle sue responsabilità rispetto alle persecuzioni ed alla violenza razzista insensata verso milioni di persone indifese.
Il processo di Francoforte del 1963 rappresentò la presa di coscienza e la condanna di un'intera nazione rispetto agli eccidi dei campi di sterminio. Un qualcosa di mai avvenuto prima, e che il coraggio di pochi interpreti di un senso etico più che mai vivo, fece tornare a galla dall'apatia generale, dalla voglia di seppellire ricordi scomodi, insieme a responsabilità, per i più, semplicemente da accantonare, specie in un periodo di lenta ma decisa ripresa economica e politica.
Si trattò di mettere alla gogna chi aveva preso parte a quel periodo di vergogna totale, di riaccendere un minimo di amor proprio, di riguadagnarsi il rispetto di esseri umani di fronte al mondo intero, di far fronte alle proprie consapevolezze.
Grazie all'esempio ed alla dedizione di pochi, si riuscì - per la prima volta - a sensibilizzare un'intera nazione, tesa a sottacere eventi imperdonabili, in un labirintico silenzio.
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