Regia di Giulio Ricciarelli vedi scheda film
Una sorta de Il Processo di Norimberga (2000) di Simoneau incentrato sulle prime indagini a Francoforte nel 1958 e la costruzione delle prove utili a sostenere l'accusa in giudizio contro gli ufficiali delle SS colpevoli degli omicidi di massa perpetrati ad Auschwitz. Interessante lo spaccato che emerge, con una Germania ostile a rivangare il passato, quasi orientata a coprire i nazisti che ancora vivono e lavorano in società. Il buono del film si ferma qui. Protagonista è un bizzoso e fanciullesco giovane procuratore (il mediocre Alexander Fehling) che, a un tratto della sua vita, scopre che in Germania, poco più di dieci anni prima, c'erano i nazisti e da di matto. Le deposizioni dei reduci di Auschwitz sono tali da mandarlo fuori di testa, facendolo comportare alla stregua di un ubriaco che se ne va in giro ad accusare chiunque trovi sul suo cammino sviluppando una vera e propria ossessione che lo porta persino a sognare Mengele. Proprio al sadico medico nazista è associata la sequenza onirica più interessante del film, col procuratore che si vede assoggettato ai truci esperimenti del nazista (buoni gli effetti speciali). Un momento disturbante piuttosto avulso al tono del film.
La regia è ai minimi termini, niente di più che essenziale. Le interpretazioni non sono memorabili. Alla fine resta un filmetto che si è persino tentato, senza successo, di far entrare nella rosa dei film destinati a finire in nomination agli oscar quale "miglior film straniero". A pesare sono l'assenza di flashback ambientati ad Auschwitz, ma anche, cosa che era presente ne Il Processo di Norimberga, la presenza di personalità di spicco che incarnino il volto del male e tengano testa agli inquirenti. La visione scorre via senza sussulti, facendo de Il Labirinto del Silenzio è una pellicola dimenticabile. Mediocre.
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