Trama
Johann Radmann, giovane procuratore nella Germania dell'Ovest del dopoguerra, indaga su una cospirazione di massa messa in atto per coprire i passati oscuri e la connivenza con il regime nazista di importanti personaggi pubblici.
Approfondimento
IL LABIRINTO DEL SILENZIO: IL PROCESSO DI AUSCHWITZ
Diretto da Guido Ricciarelli e scritto dal regista con Elisabeth Bartel, Il labirinto del silenzio racconta la storia di un giovane pubblico ministero che nella Germania degli anni Cinquanta si lascia coinvolgere da una disperata ricerca di una verità a lungo nascosta. Combattendo contro ogni tipo di ostacoli e non accettando alcun compromesso, metterà alla prova i propri limiti nel mettere in luce le falle di un sistema governativo che preferisce dimenticare piuttosto che ricordare gli orrori del Nazismo durante la Seconda guerra mondiale.
Sullo sfondo di eventi realmente accaduti e legati agli orrori occorsi nel campo di concentramento di Auschwitz, Il labirinto del silenzio esamina il periodo storico tedesco caratterizzato dal "miracolo economico" mettendo in risalto le difficoltà della Germania a far i conti con un passato di inaudita violenza e orrore. Proponendosi in prima persona con coraggio, il giovane Johann Radmann, da poco nominato pubblico ministero e alle prese con noiose infrazioni, vede il suo lavoro d'ufficio prendere un'insolita piega quando il giornalista Thomas Gnielka causa un putiferio in un'aula di tribunale rivelando di aver individuato un ex guardia di Auschwitz che lavora indisturbato come insegnante. Contro la volontà dei superiori, Johann si interessa al caso ritrovandosi di fronte a una rete di repressione ideologica e di revisionismo storico senza precedenti. Solo il procuratore generale Fritz Bauer lo incoraggia a continuare le ricerche, portandolo così alla scoperta di alcuni scottanti documenti che rivelano come ex ufficiali nazisti ricoprano diverse importanti cariche nel sistema tedesco. Incurante del mondo che lo circonda e dell'amore della giovane Marlene, Johann è disposto a oltrepassare ogni confine per risalire alla verità e denunciare la situazione, finendo risucchiato da un labirinto di bugie e sensi di colpa che, una volta portati alla luce, cambieranno per sempre il suo Paese.
Con la direzione della fotografia di Martin Langer e Roman Osin, le scenografie di Manfred Döring e i costumi di Aenne Plaumann, Il labirinto del silenzio ha come protagonista nei panni di Johann Radmann l'attore Alexander Fehling, circondato da un cast di esordienti e veterani: André Szymanski (è il giornalista Thomas Gnielka), Friederike Becht (è Marlene, la fidanzata di Johann), Johannes Krisch (è Simon Kirsch, amico di Gnielka), Hansi Jochmann (è Erika Schmidt, la segretaria di Johann), Johann von Bülow (è Otto Haller, collega di Johann), Robert Robert Hunger-Bühler (è il pubblico ministero Walter Friedberg), Lukas Miko (è Hermann Langbein, il segretario generale del Comitato per le vittime di Auschwitz) e Gert Voss (è il procuratore generale Fritz Bauer).
A spiegare meglio le motivazioni che hanno spinto alla realizzazione di Il labirinto del silenzio sono le parole dello stesso regista: «Una storia di coraggio personale, di lotta per ciò che è giusto e di redenzione, nella Germania del 1958, in un Paese in cui, in preda alla ricostruzione, si respira un clima di frenetico ottimismo misto a negazione storica. Nonostante la Nazione rinasca, i crimini di guerra sono ancora dietro l'angolo. Il tema del racconto ha ovviamente finito con l'influenzare le scelte estetiche. Le scelte di regia sono classiche: le immagini calibrano ciò che vediamo e ciò che è lasciato all'immaginazione. Spazio e tempo sono vincolati alla recitazione e le emozioni portano avanti la storia, con un montaggio lineare, ritmico e preciso. Voglio che il pubblico si lasci travolgere dalla storia e dalla complessità del racconto accompagnato da una colonna sonora minimalista ma intensa. Nessun dettaglio deve distogliere l'attenzione dalla vicenda, incentrata su una verità dei nostri tempi. Viviamo in un mondo in cui i tredicenni sono promotori di loro stessi e in cui come individui non abbiamo nessuna influenza sulla globalizzazione, sulle reti informatiche e sulle complessità che ne derivano. In quest'epoca, Il labirinto del silenzio ci ricorda che sono sempre le persone a determinare il cambiamento e a spingere in avanti la società».
Trailer
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Commenti (11) vedi tutti
Non vedrò il film perché penso che l'argomento sia abusato e strumentalizzazione. dirò invece la mia sui commenti fatti da altri. primo, i crimini di guerra come le armi di distruzione di massa sono inventati dai Vinci. V. Giovanna D'arco. secondo, aver subito dei torti non legittima a commetterne degli altri.
commento di eit20Ottimo Film.. c'è tutto..trama,attori,ritmo,scenografia,svolgimento..
commento di TamatraPensavo fosse un ennesimo film sulla Shoah ed invece al centro c'è la Germania del dopoguerra con la rimozione delle colpe del nazismo. Un film ben fatto, con un buon ritmo.
commento di Artemisia1593I processi alla storia si fanno dando alla difesa la possibilità di difendersi troppo facile accusare chi non può difendersi inventandosi un Crimine di per se un 'ossimoro ed inoltre mai esistito primo in giurisprudenza " Crimine di Guerra " quando la Guerra stessa è un Crimine ed il Cimine è un reato personale non impersonale come la Guerra.
commento di ApollonioFilm complet ed emozionante, in particolar modo la scena delle indagini sui superstiti. Calibra bene la tematica svolgendola sul singolo e proiettandola poi sulla generalità. Ha ritmo e dramma. Da vedere assolutamente
commento di Gibbon92Trasmesso questa sera su RAI Storia - bella e lodevole iniziativa - questo importante film che, utile a rinfrescare la memoria di tutti, è quasi indispensabile per i giovanissimi che si spera lo abbiano visto o che possano ricuperarlo e commentarlo, nella scuola finalmente ritrovata, con i loro insegnanti.
leggi la recensione completa di laulillaDa vedere,assieme a "Lo stato contro Fritz Bauer"
commento di quicicascoMa il vero punto di forza del film è, ovviamente, il tema, che ne rende più che opportuna la visione, specialmente in questi tempi in cui sembra che tutto debba succedere di nuovo. Perché, come dice un personaggio del film: "Per vedere era sufficiente aprire gli occhi. Ma non abbiamo voluto farlo". Mixando pregi e difetti, voto: 7-.
leggi la recensione completa di andenkoFilm dal carattere Storico ovviamente importante ma personalmente l'ho trovato assai Labirintico nei vari intrecci della Storia : purtroppo non mi ha del tutto appassionato e quindi anche poco convinto.voto.5.
commento di chribio1Se volessimo sintetizzare un poco il senso etico di questo interessante esordio alla regia del non più giovanissimo Giulio Ricciarelli (italiano di nascita ma tedesco d’adozione e di formazione), potremo definire il film come la storia di una troppo frettolosa “riconciliazione” costruita sulle menzogne e su troppe complici omissioni.
leggi la recensione completa di (spopola) 1726792Davide contro Golia: la storia è nota, come lo è il suo finale. Ma la morale, per una volta, può essere un'altra.
leggi la recensione completa di OGM