“Heldur, settimana scorsa ho chiesto a Eliide che regalo avrebbe voluto per il suo compleanno. Eliide mi ha risposto: “Del pane”. Le ho chiesto cosa avrebbe voluto se avesse avuto abbastanza cibo. Heldur, ha iniziato a piangere e ha ripetuto: “Del pane”. La fame costante non le lascia sognare altro che cibo.”
Quadrilatero affaccio sulla prospettiva baltica / 1 : - “November” - Rainer Sarnet, 2017, Estonia, XIX sec., B/N - “Pokot” (“Spoor”) - Agnieszka Holland, 2017, Polonia, inizio del XXI sec., Col. - “Risttuules” (“In the CrossWind”) - Martti Helde, 2014, Estonia, metà del XX sec., B/N - “Sauna” - Antti-Jussi Annila, 2008, Finlandia, a cavallo tra il XVI e il XVII sec., Col.
Parentesi della Storia / 3 : “Risttuules” (“In the CrossWind”) : all'incrociarsi di zefiri e brezze, nel pieno del vento traverso della storia, al centro della rosa/stella in cui grecale e libeccio, tramontana e maestrale si danno guerra, un popolo di partigiani combattenti per la liberazione (purghe stalin-iane/iste: rimane/subentra la merda) diventati empi delatori, collaborazionisti fascisti e volenterosi carnefici forma uno stato cuscinetto tra le superpotenze di Unione Sovietica e Germania Nazista.
“Hermiine dice che non dovrei andare da sola nei boschi. Però, dove dovrei andare dopo aver perso tutto ciò che amavo e in cui credevo?” - Erna Tamm
…Tribù Ugro-Finniche, Ordine Teutonico, Dominio Svedese… - “November” di Rainer Sarnet (2017) …Indipendenza – Era/Età del Silenzio… - Weimar / Ventennio: “il Nastro Bianco” di Michael Haneke (2009)
• 1939: Patto Molotov-Ribbentrop. • 1940: Occupazione Sovietica delle Repubbliche Baltiche e Colonizzazione (russificazione) di Lituania (Vilnius), Lettonia (Riga), Estonia (Tallin).
• La notte tra il 13 e il 14 Giugno 1941, e nei due giorni seguenti: la Deportazione di Giugno (Juuniküüditamine) – che vide coinvolte anche Lituania, Lettonia, Polonia (per questa nazione fu la quarta deportazione dal '40, per un totale di 1.500.000 persone, metà delle quali non fecero ritorno in patria morendo nei gulag siberiani) e Romania – in cui 14.500 estoni furono caricati prima su furgoni poi su vagoni piombati di carri-bestiame di treni-merce e trasferiti 6/8/10 fusi orari più a est: meno di 1/3 di loro sopravvisse, ch'in fine scegliendo di rimanere in Siberia dopo essersi rifatte vita e famiglia, chi ritornando a casa.
• 1941-'44: Invasione e Colonizzazione (germanificazione) Tedesca durante l'Operazione Barbarossa in cui la Resistenza anti-sovietica si trasforma in Alleanza con i nazisti.
- “Dopo”-Guerra: “1945” di Ferenc Török (2018) …altre Invasioni, Colonizzazioni, Epurazioni, Deportazioni… …Indipendenza / Rigurgiti (Austria, Jugoslavia, Polonia, Ungheria) destrorsi (cristiano-democratici, nazional-conservatori, xenofobo-sovranisti)…
“Scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie.” - Theodor W. Adorno
• Esperire la Violenza, ovvero: ancòra il Cinema, malgrado Tutto. “Risttuules”, l'opera prima nel lungometraggio di Martti Elde, classe 1987, è – concentrata e incentrata sul singolo essere umano piuttosto che sul dietro le quinte del palcoscenico della Storia (la tetralogia sokuroviana sul Potere) e abitata (oltre che da 700 persone tra attori principali, secondari e comparse) dal solo punto di vista di Erna Tamm (Laura Peterson), sineddoche di un popolo, di una famiglia (quella del regista, ad esempio, più materiale d'archivio, biografie, testimonianze), di sé stessa (e diamole una lunga vita, già che possiamo: 1918-2018), ché sua si vuole la messe di lettere scritte/inviate a - e immaginate per - il marito Heldur (Tarmo Song), compresa quella recante la notizia della morte di fame e stenti della loro figlioletta Eliide, puntellante e costituente la narrazione per doppia finzione d'automi/presepi/sculture/tableaux vivants trascritti dalla camera-stylo del giovane autore, dipinti con inchiostro di china su tela bianca dal direttore della fotografia Erik Pollumaa, impaginati (dissolvenze incrociate dal nero alla luce) dai montatori Liis Nimik (anche co-sceneggiatore col regista) e Tanel Toomsalu, architettati dalle scenografie di Reet Brandt, miniati dai costumi di Anna-Liisa Liiver, commentati dalle splendide musiche di Pärt Uusberg e sonorizzati [spesso l'audio diegetico si sgancia dal contesto immobilizzato e diviene extra-diegetico (o vicendevolmente l'inverso contrario) e prosegue da solo raccontando la propria storia e/o operando un raccordo tra due piani sequenza o tra due parti (in)distinte di una singola ripresa, quando uno stacco invisibile all'interno di una scena la trasforma in due momenti distinti l'uno successivo all'altro: il diorama si è mosso, s'è evoluto, ha progredito, proseguito] dal sound design di Janne Laine – l'esplorante messa in scena e in abisso del diorama (paradossale ed ossimorico film muto parlato) di uno degli innumerevoli massacri protratti e reiterati della storia.
“Se le persone assomigliano alle loro possibilità, allora dimmi, Heldur, a cosa assomiglio io, che ho tolto la possibilità a entrambi di rivedere quei fiori? A cosa assomiglio io, che pensavo fosse giusto non fuggire via mare? Il coraggio di credere che non ci avrebbero portati via. Il coraggio di restare a casa. Gli anni migliori della mia vita sono passati senza che me ne accorgessi. Mi pento di non essercene andati quando potevamo, restando senza possibilità di fuga.” - Erna Tamm
Effetti speciali di Dabarti Studio [che non evitano, consapevolmente (ombra di giraffa/elicottero kubrickiana) o meno, uno sbatter di palpebre].
["Risttuules", ovvero: una steadycam s'insinua nella trasposizione plastica e tridimensionale di un quadro, ad esempio nel frame rappresentato da "los Fusilamientos del Tres de Mayo de 1808 en la Montaña del Príncipe Pío en Madrid", olio su tela (270x350) dipinto da Francisco Goya nel 1814.]
“Guardate, in Kapò, l'inquadratura in cui Emmanuelle Riva si suicida, gettandosi sulla recinzione di filo spinato elettrificata ad alta tensione: l'uomo che decide, a questo punto, di fare una carrellata in avanti per riprendere il cadavere dal basso verso l'alto, premurandosi d'inscrivere esattamente la mano alzata ponendola con cura in un angolo dell'inquadratura finale, ebbene quest'uomo non ha diritto che meritarsi solo il più profondo disprezzo.” Da: Jacques Rivette - “Dell'Abiezione” (in "Cahiers du Cinéma", n. 120, Giugno 1961). https://www.alfabeta2.it/2011/01/28/il-giorno-del-carrello/
• “Risttuules”, film tintinnabulo tra minimalismo sacro (per citar due volte Arvo Pärt) vs. massimalismo profano. Tra la forma, lo stile, la poetica (Alexander Sokurov: "Madre e Figlio"), la sostanza, il contenuto, la grammatica (Gillo Pontecorvo, Steven Spielberg, Laszlo Nemes), e tutt'e due [Tarr Béla: “Risttuules” è lo schierato assortimento dei piani sequenza tarritei freezati dalla cristallizzazione dell'orrore estratto, precipitato e concentrato e reiterati allo spasimo e ad esso arresisi in una danza ubriaca di pianeti disallineati: la rettilinea processione di stenti e sconfitti di “Sátántangó” >>> la splendida scena circolare, una sorta di valzer spiraleggiante che da centrifugo si rivela centripeto, appena dentro il confine del bosco innevato // la scena d'esplorazione notturna e infernale di “le Armonie di Werckmeister” che sfocia nella cristologica immagine del vecchino scheletrico >>> la labirintica inesorabile avanzata verso il resoconto della violenza carnale // l'andata e ritorno prima, durante e dopo l'apocalisse de “il Cavallo di Torino” >>> l'en plein air arrancante dello scavallamento della collina fangosa (“Và e Vedi” di Elem Klimov, “Kippur” di Amos Gitai)…], il cinema di Martti Helde percola nella morale comune come fa la luce che filtra dalle feritoie tra le assi del vagone merci/bestiame ad indicare il dinamico moto di cambiamento dei tableaux extra-vivants che sì, si muovono (l'epitome del falso movimento ch'è il cinema) mentre la mdp li plasma, esplora, crea, anima, rappresenta, cambia, disegna, evolve, architetta, modifica, inscena, e il nostro presente, indifferente, insano, inane, sta.
Bibliografia letterario-divulgativo-saggistica recente minima: - Jan Brokken - “Anime Baltiche” - 2010 (Iperborea, 2014) - Martin Amis - “Koba il Terribile - Una Risata e Venti Milioni di Morti” - 2002 (Einaudi, 2003)
“Di notte ritorno a casa, nei miei sogni.” - Erna Tamm
bel bignami il tuo, che si beve tutto d'un fiatone!... accennavi, poco sopra all'eccezionale "1945" di torok (a sua volta, bel bignami filmico su come fare una sorta di "das weise band", con 1/3 di piccioli e 7/3 di rancore morale)… ti consiglio di far seguire a ruota la visione di "a martfui rem" di arpad sopsits - fa anche bella mostra di sé, scordato ed intonso di un pure semplice parere, nel nostro database - altro notevole parto del rinato cinema magiaro… scoprirai come un sistema totalitario, frutto di quella '-ficazione' storica di soppressioni/invasioni/gerarchizzazioni, diventa mostro (ci 'mostra' ciò che siamo, infondo), cerca e trova una forma di redenzione, per poi riaffermare ancora più orrendamente la sua natura criminale… è operina notevole, divisa in tre bocconi sequenziali: coscia thriller all'americana in salsa piccante (anche se in certe ricerche formali, ricorda molto più la bella pizza suspence italica dei tempi che furono!), polpettone riscatto al concentrato di gulash, ed infine, quando sembra che si sia digerito il tutto, botta finale di fegatelli in ammoglio di fiele e bile a piacere… il tutto, ovviamente, innaffiato da un buon tokaji di plasma e feci… dacci un'occhiata, se puoi… un abbraccio...
[Dai, Haneke è un bimbetto (fiocco bianco. E nero: citandolo a braccio: “L'antichità, il MedioEvo, il Rinascimento sono a colori, la Storia Recente è in B/N.”) teorico, non può lasciarsi sopraffare da tumide quisquilie come il rancore!]
Grazie per la segnalazione, un pezzo fatto e finito, il tuo, su di un film (e un regista) che non conoscevo. Al solito, fai un ottimo uso di ftv: sbolognare/”imparare” del cinema. Un carissimo saluto.
PS. Aggiungerei al bignami cronistorico anche il “dittico” [termine dovuto al fatto ch'entrambi i film poggiano una considerevole parte della loro “aura” sulle ribollenti/gorgoglianti - “stufate”, per rimanere in zona culinaria - scenografie di uno stesso maestro, Rolf Zehetbauer (lo stesso di “Querelle de Brest” e “la Storia Infinita”...ma questa è un'altra storia...)] antinomico/antipodico composto da “Cabaret” (le cose così come sono) e “l'Uovo del Serpente” (le cose così come avvengono).
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bel bignami il tuo, che si beve tutto d'un fiatone!... accennavi, poco sopra all'eccezionale "1945" di torok (a sua volta, bel bignami filmico su come fare una sorta di "das weise band", con 1/3 di piccioli e 7/3 di rancore morale)… ti consiglio di far seguire a ruota la visione di "a martfui rem" di arpad sopsits - fa anche bella mostra di sé, scordato ed intonso di un pure semplice parere, nel nostro database - altro notevole parto del rinato cinema magiaro… scoprirai come un sistema totalitario, frutto di quella '-ficazione' storica di soppressioni/invasioni/gerarchizzazioni, diventa mostro (ci 'mostra' ciò che siamo, infondo), cerca e trova una forma di redenzione, per poi riaffermare ancora più orrendamente la sua natura criminale… è operina notevole, divisa in tre bocconi sequenziali: coscia thriller all'americana in salsa piccante (anche se in certe ricerche formali, ricorda molto più la bella pizza suspence italica dei tempi che furono!), polpettone riscatto al concentrato di gulash, ed infine, quando sembra che si sia digerito il tutto, botta finale di fegatelli in ammoglio di fiele e bile a piacere… il tutto, ovviamente, innaffiato da un buon tokaji di plasma e feci… dacci un'occhiata, se puoi… un abbraccio...
[Dai, Haneke è un bimbetto (fiocco bianco. E nero: citandolo a braccio: “L'antichità, il MedioEvo, il Rinascimento sono a colori, la Storia Recente è in B/N.”) teorico, non può lasciarsi sopraffare da tumide quisquilie come il rancore!]
Grazie per la segnalazione, un pezzo fatto e finito, il tuo, su di un film (e un regista) che non conoscevo. Al solito, fai un ottimo uso di ftv: sbolognare/”imparare” del cinema. Un carissimo saluto.
PS. Aggiungerei al bignami cronistorico anche il “dittico” [termine dovuto al fatto ch'entrambi i film poggiano una considerevole parte della loro “aura” sulle ribollenti/gorgoglianti - “stufate”, per rimanere in zona culinaria - scenografie di uno stesso maestro, Rolf Zehetbauer (lo stesso di “Querelle de Brest” e “la Storia Infinita”...ma questa è un'altra storia...)] antinomico/antipodico composto da “Cabaret” (le cose così come sono) e “l'Uovo del Serpente” (le cose così come avvengono).
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