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Murder in Pacot

Regia di Raoul Peck vedi scheda film

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La recensione su Murder in Pacot

di OGM
8 stelle

Alex Descas, Ayo

Murder in Pacot (2014): Alex Descas, Ayo

 

Tra di noi. Anche la sventura ha una dimensione elitaria. La catastrofe non è la grande livellatrice. Perdere tutto ha un significato diverso, a seconda della portata di quel tutto. Se il terremoto ti distrugge la villa, ti arrangi a vivere nella dépendance diroccata, con una sola camicia di ricambio e tua moglie che indossa sempre lo stesso vestito. Il tuo figlioletto adottivo è morto, ed è da qualche parte là sotto, sepolto dalle macerie, ma è meglio coprire l’odore e non dirlo a nessuno. Intanto, per racimolare un po’ di denaro, si può provare a dare in affitto la parte della casa che non è crollata. Pazienza se ciò comporterà portare lì un intruso, uno sconosciuto che chissà cosa potrà combinare. L’importante è resistere. Lo scompiglio è un fastidio che si deve reprimere. Un ospite inatteso e sgradito che si deve far finta di non vedere. In fondo non ci si può accorgere del disastro che è successo laggiù, nel cuore di Haiti, nelle strade della capitale, fintanto che si rimane appartati, in cima a quella collina, con il verde che ostruisce la visuale. Questo film non si muove da lì. In accordo con i suoi due protagonisti, due coniugi benestanti decisi a rimuovere mentalmente l’evidenza, continua ad aggirarsi in quei pochi metri quadrati fuori dal mondo, senza guardarsi mai troppo intorno. Indugia sui visi, sui discorsi, e non più di tanto sui luoghi, scomodi testimoni di ciò che non è più. Meglio non pensare più a Josef, il domestico che è inutile torni, a ricordare una condizione che ha cessato di esistere. Eppure è impossibile impedire alla realtà di irrompere nella scena; lo farà magari a modo suo, in una veste adatta alle circostanze. Si proporrà sotto le mentite spoglie di una creatura stravagante ed invadente, che si intrufolerà nelle esistenze altrui con la subdola seduzione propria degli dèi travestiti, giunti dall’Olimpo sulla Terra per confondere e conquistare. Andrémise/Jennifer ha un doppio nome e una doppia faccia. È una ragazza del posto che si accompagna ad Alex, il giovane cooperante occidentale che è venuto ad abitare nella villa. È una presenza appariscente, frivola, tutt’altro che silenziosa. È certo che vuole qualcosa, che non starà al suo posto, che coinvolgerà tutti nei suoi misteriosi giochi. La provocazione è la versione pagana della tentazione: è il confronto forzato con la diversità irriverente, che mira a scuotere la rigidità del pensiero, per condurlo per mano verso territori inesplorati. Il proibito è l’anomalo a cui ci si avvicina con timore,  ma che poi si scopre con piacere. Può assumere le sembianze di una donna spavalda che si avventura dove non dovrebbe, oltrepassando i confini della decenza, delle distinzioni sociali, ed, in generale,  tutti i limiti che prima o poi devono saltare, soprattutto in una situazione drammatica come quella. È lei la portavoce privata del cataclisma, che usa l’arma dello scandalo per sensibilizzare gli irriducibili, i borghesi per i quali il sisma non è riuscito ad infrangere il culto dell’apparenza, perché la materia può andare in briciole, ma gli appigli morali devono restare intatti. Per corroderli, bisogna essere un abile tarlo, che distrae la pianta, mentre lentamente si fa strada fino alle radici. Si insinua nelle crepe che inizialmente si volevano riparare, ma di cui poi ci si è dimenticati. Il film di Raoul Peck ne descrive il movimento elegante e inesorabile, che, in un aggraziato giro di danza, trascina le coscienze fino al fondo dell’istinto, in un oblio psichedelico, in un istinto selvaggio. Anche la perdita del controllo segue percorsi differenziati, nei riti collettivi del popolo e nelle individuali derive delle classi privilegiate.  La natura, alla fine, vince sempre. Ma, per raggiungere l’obiettivo, deve studiare attentamente la preda ed affinare l’ingegno.

 

Alex Descas

Murder in Pacot (2014): Alex Descas

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