Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Tre ore e mezza di documentario possono bastare per Bob Dylan? Certo che no: Martin Scorsese in oltre duecento minuti ripercorre solamente i primi anni della carriera del 'menestrello di Duluth', utilizzando materiale di repertorio più o meno noto e interviste realizzate ad hoc sia con lo stesso Dylan che con i compagni di avventura di quell'epoca: Joan Baez, Allen Ginsberg, Dave Van Ronk, il regista D. A Pennebaker (quello di Dont look back, scritto così) e tantissimi altri ancora. L'influenza di Woody Guthrie, il ruolo della poesia e della letteratura beatnik, il successo mondiale e la svolta elettrica: capitoli affascinanti della storia di uno dei più grandi artisti del Novecento, da sempre ossessionato con la (propria) privacy e pertanto ancora più sorprendente a ritrovarsi come protagonista, in prima persona, in questo monumentale lavoro. D'altronde non c'è solo la firma di Scorsese a garantire a Dylan l'ottima fattura del prodotto finale; a convincerlo c'è voluto anche il manager Jeff Rosen, che a metà degli anni Novanta decise che era arrivata l'ora per un'autobiografia del cantautore. Da quell'idea si sono mossi i primi passi di questo film, giunto a conclusione solamente una decina di anni più tardi (!); è anche per questa ragione che in scena compaiono personaggi nel frattempo defunti, alcuni neppure da poco (Ginsberg morì nel 1997). No direction home (verso da Like a rolling stone) è senza dubbio l'opera filmica più completa su Dylan, quantomeno al 2014 di chi scrive. 7/10.
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