Regia di Angelo Pannacciò vedi scheda film
Perchè parte seconda, se nessun "Olocaust" parte prima era mai stato realizzato? Presumibilmente il film di Pannacciò vuole ricollegarsi alla serie tv americana dal titolo - corretto - Holocaust, che era approdata con apprezzabile successo sugli schermi casalinghi nostrani nel 1979. Il perchè della mancante H iniziale quindi può essere spiegato sia con la volontà di non incappare in censure derivanti da eventuali copyright, sia con la molto più prosaica, nota approssimazione che regnava nel cinema di genere italiano di quegli anni. Angelo (che si firma Elo nei crediti per la sceneggiatura) Pannacciò non ha lasciato grandi tracce del suo passaggio artistico, contraddistinto da una serie di sottoprodottini supereconomici realizzati con la mano sinistra - o a volte direttamente con i piedi - e molto spesso ad alto tasso erotico. Qui sesso e violenza fanno la loro parte, ma non esondano; la trama è d'altronde talmente sbiadita che di tanto in tanto una scenetta a luci rosa (rosse sarebbe troppo) può aiutare a ravvivarla, o più semplicemente a farla dimenticare del tutto; la storia propende per gli accoppiamenti di stampo saffico, caratteristica non nuova per il filone nazisploitation/women in prison. Nei titoli di testa e di coda spiccano i nomi di William Berger e di Tina Aumont, ma le loro sono soltanto comparsate; Gordon Mitchell ha invece un ruolo più sostanzioso, mentre il resto del cast naufraga nell'anonimato. 1,5/10.
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