Regia di Ninì Grassia vedi scheda film
In un paese del sud Italia arriva una nuova avvocatessa, provocante e disinibita. La donna non esita a spogliarsi per raggiungere i propri obiettivi, nè a passare all'azione con i suoi clienti (compresa una donna) e avversari.
Ennesimo colpo di genio per Ninì Grassia, che nel solo 1989 licenziava tre film; tanto per cambiare si tratta di una pellicola erotica dal budget striminzito all'ennesima potenza e dalla trama pretestuosa e insulsa. Margit Evelyn Newton, già pettoruta modella per Playmen, è il solo effetto speciale a disposizione del regista, che come di consueto firma anche soggetto e sceneggiatura (e mette lo zampone nella colonna sonora); la partecipazione di Helmut Berger, Gabriele Tinti e Mattia Sbragia nobilita un cast assolutamente anonimo e canino, protagonista femminile compresa. Le scene di sesso si susseguono senza soluzione di continuità, quasi come fossimo in un porno; la vicenda si fa via via più sbracata e dai contorni labili, mentre assistiamo pure a un rapporto saffico non del tutto motivato logicamente e a una serie di scene trash di culto totale come un tentato assassinio a suon di fellatio (praticata a un uomo di una certa età) o la morte di un prete che si getta sotto un'auto, uscendo di corsa dalla chiesa scandalizzato per ciò che ha appena sentito dire nel confessionale dalla protagonista. Una delle vette del ridicolo involontario - ma fino a un certo punto - del cinema del regista partenopeo, che noncurante proseguirà nella sua carriera fitta di titoli ai limiti dell'amatoriale per ancora parecchi anni. 1,5/10.
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