Regia di John Huston vedi scheda film
Nel 1941 ci furono due opere prime epocali: la prima, "Quarto potere" di Orson Welles, è stata ampiamente considerata il miglior film della storia del cinema; la seconda, "Il mistero del falco" di John Huston, è stata una delle prime che ha "inventato" il cinema Noir. Si tratta del terzo adattamento di un romanzo di Dashiell Hammett, "Il falcone maltese": Huston ne cura con intelligenza l'adattamento fedele, in ogni caso molto superiore rispetto ai due film precedenti tratti dal libro negli anni Trenta. Il film è un'opera che dimostra fin da subito la forte autorialità della direzione di Huston, che si concentra essenzialmente sullo stile e sulla direzione degli attori, con una trama molto aggrovigliata che, pur non raggiungendo i vertici di incomprensibilità de "Il grande sonno" di Hawks, può comunque creare qualche grattacapo allo spettatore meno avveduto. E' un film essenzialmente di interni, costruito su lunghe conversazioni tra i personaggi: il regista si avvale della fotografia di Arthur Edeson, lo stesso che l'anno seguente lavorerà a "Casablanca", e gira in uno stile neo-espressionista che per certi versi non manca di far pensare a Orson Welles, con un utilizzo particolarmente efficace delle angolazioni dal basso nelle scene con Sidney Greenstreet. Non manca il ricorso al piano-sequenza, per quanto meno "evidente" rispetto a "Quarto potere"; lo stile accresce la velocità del ritmo e il serrato meccanismo di colpi di scena che sta alla base della sceneggiatura. Devo comunque ammettere di avere qualche riserva sul ricorso a dialoghi infiniti che fanno quasi pensare a "La signora del venerdì" di Hawks per la logorrea dei personaggi: il film pur nella sua geniale stilizzazione perde qualcosa in efficacia trasformandosi in una sorta di esercizio di stile dove l'estrema verbosità a tratti può stancare, facendomi preferire come capolavoro Noir dell'autore "Giungla d'asfalto", dove questi aspetti saranno meno evidenti e la costruzione dell'intrigo ancor più geniale. Nel cast Humphrey Bogart è al suo meglio, con una performance estroversa che pur non essendo fra le sue più complete, rende molto bene il dinamismo del personaggio, affiancato splendidamente dalla femme fatale Mary Astor e dalla coppia di loschi personaggi Greenstreet/Lorre che tornerà in altri film del periodo.
voto 9/10
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